Martin Buber: IN UN RAPPORTO VALE L'ACCETTAZIONE

Si lavora alla Nuova scuola di balletto classivo Cosi-Stefanescu - Reggio Emilia
Direi che ogni vera relazione esistenziale fra due persone inizi con l'accettazione. Per accettazione, intendo...la capacità di dire, o piuttosto di non dire, ma solo per farlo sentire all'altra persona, che io l'accetto così com'è. Ti accolgo così come sei.
Beh, così, ma non è ancora ciò che io intendo dire con l'idea di confermare l'altro, Perché l'accettazione significa semplicemente accettare l'altro per com'è in quel momento, nella sua realtà attuale.
Confermare significa prima di tutto accettare tutte le potenzialità dell'altro e fare persino una distinzione decisiva nelle sue potenzialità, e naturalmente ci possiamo sbagliare più volte in questo processo, ma si tratta semplicemente di una opportunità fra esseri umani.
Posso più o meno riconoscere il lui la persona che è stata creata per diventare. Nella semplicità del linguaggio concreto non si riesce a trovare un termine adatto perché non troviamo in esso il vocabolo giusto, il concetto essere la persona che deve diventare.
Questo è ciò che dobbiamo cercare di afferrare il meglio possibile, se non al primo momento almeno in una fase successiva. 
E ora io non solo accetto l'altro così com'è, ma lo confermo in me stesso e poi in lui, in relazione a questa potenzialità che lui rappresenta, e che ora può essere sviluppata, può evolversi e rispondere alle realtà della vita. 
La persona può adoperarsi di più e di meno per questo obiettivo, ma anche io posso fare qualcosa. E questo con obiettivi persino più profondi dell'accettazione.
Prendiamo ad esempio un uomo e una donna, nella fattispecie marito e moglie. 
Il primo, anche se non espressamente, dice semplicemente nella sua totale relazione con lei: "Ti accetto così come sei". Ma questo non significa: "Non voglio che tu cambi", ma dice: "Grazie al mio amore ed alla mia accettazione scopro in te ciò che  sei destinata a diventare". 
Questo non è naturalmente qualcosa da esprimere con un enorme numero di parole. Ma potrebbe cresce sempre più negli anni di vita comune.

Martin Buber

da Dialoghi con Carl Rogers, a cura di H. Kirschenbaum e V. Land Henderson, Edizioni la meridiana 1989

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