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Visualizzazione dei post da 2017

LA VIOLENZA ENTRA NELLE SCUOLE come combatterla

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Scuola- ANSA Un articolo molto interessante di Corrado Zunino, con un commento incisivo di Umberto Gentiloni: “Scuola aperta a tutti, amica di pochi” [1] richiama l’attenzione di Dirigenti scolastici, Docenti, Famiglie, Giovani, sull’articolo 3 e l’articolo 34 della Costituzione, puntualizzando la necessità  dell’apertura della scuola a tutti i cittadini e della rimozione  degli ostacoli che impediscono la realizzazione piena della persona. Personalmente ho constatato che, di fronte a situazioni di grave disagio psicologico e fisico, o di semplice disadattamento, motivo primo di disturbo nell’apprendimento, spesso la scuola non ha voluto scendere in campo “alzando del tutto le spalle” con la giustificazione di non avere strumenti, personale adeguato ad affrontare tali problemi.  Parlando poi con docenti di altre scuole mi sono reso conto che, fatta salva la buona volontà di alcuni insegnanti, la situazione era pressoché identica un po' dappertutto.  Salvo poi ad esprime s

UNA SCUOLA DELL'OBBLIGO SPESSO FUORI STRADA

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Il bene relazionale obiettivo primario di ogni scuola Una scuola dell’obbligo fatta a “brandelli” da alcune direttive  che hanno spesso dimenticato la formazione spirituale e umana della persona, la crescita del bene relazionale e la comunicazione empatica, a tutto vantaggio di un tecnicismo supercompetitivo, finalizzato al raggiungimento di livelli standard imposti da una società che punta in maniera quasi esclusiva al profitto. Fermiamoci solo su uno degli aspetti più controversi: i compiti a casa. Si fa un gran parlare di questi benedetti o maledetti compiti a casa. C’è chi li vuole e chi li odia.  Di fatto tranne eccezioni per “tempi prolungati o pieni” i nostri ragazzetti di scuola elementare e media, sono invitati a svolgere spesso valanghe di compiti a casa. La qualcosa non costituisce problema per quei ragazzetti che apprendono facilmente le nozioni e riescono in breve tempo a  svolgere questi compiti. Il problema si pone per chi ha invece un approccio più problemati

La scuola non deve umiliare gli studenti

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I nostri giovani hanno un intimo desiderio di volare. Sta a noi  insegnanti aiutarli a innalzarsi da terra e spaziare nell'infinito "Da insegnante, ogni volta che entro in classe, ho l'enorme potere di rendere uno studente triste o goioso, Posso essere uno strumento di tortura o di ispirazione. Posso umiliare, divertire, ferire o guarire." (Your Edu Action) .  Straordinaria frase che dice l'importanza della scuola e della professione di insegnante.  Ci dobbiamo però chiedere quale è nostra professione: trasmettere sapere, conoscenze, istruzioni?  Sì, certamente, ma  sapendo che per tramettere tutto questo occorre che si realizzi una connessione empatica, come in tutte le relazioni positive e costruttive, tra il docente e l'allievo.  Senza questa connessione il professore parla ai muri e i ragazzi rifiutano intimamente la lezione.  Il legislatore questo non l'ha, purtroppo, capito ancora.  Il bene relazionale non si inventa. è una realtà d

PER UNA SCUOLA CHE PROMUOVA LA NON VIOLENZA E LA PACE

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Molti tra noi sono convinti che è necessario un cambiamento nel sistema educativo oggi in vigore nelle scuole italiane. Prima osservazione: L’affermazione più volte affermata come una conquista della scuola dell’obbligo: “Una scuola per tutti e a misura di ciascuno” oggi viene in maniera strisciante vanificata da alcune richieste statistiche di livelli standard a cui tutte le scuole dovrebbero uniformarsi. Ci si dimentica, infatti che si lavora con persone uniche ed irripetibili, non comparabili tra loro al pari di prodotti di un azienda automobilistica. Persone che  portano dentro di loro la complessità dell’individuo in formazione, processi delicatissimi di crescita e di maturazione, diversissimi l’uno dall’altro, e per i quali la scuola dovrebbe avere  una grande attenzione e  un adeguato affiancamento onde favorire in ogni persona   lo sviluppo armonico della personalità. Ogni tentativo di comparazione tra scuole, tra docenti, tra classi, tra alunni è il frutto di un

Perché non vai a farti tagliare i capelli?

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da David Grossman, A un cerbiatto somiglia il mio amore, Mondadori Spesso le persone formulano  le loro richieste senza prima comunicare i sentimenti e i bisogni che sono alla base di esse. In particolare, questo è vero quando la richiesta prende la forma interrogativa. "Perché non vai a farti tagliare i capelli?" può essere facilmente interpretata da un adolescente come una pretesa o un attacco, a meno che i genitori non si ricordino di rivelare prima i loro sentimenti e i loro bisogno: "Siamo preoccupati che i tuoi capelli diventino così lunghi da impedirti di vedere le cose, soprattutto quando vai in bicicletta. Che ne pensi di tagliarteli?"  Marshall B. Rosenberg da Marshall B. Rosenberg. Le parole sono finestre 8oppure muri). Esserci edizioni, Reggio Emilia 2016

Non esistono bambini bravi o ciucci

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“Adesso ascolta e impara!”  mi diceva l’insegnante. Era ricorrente che facessi  scena muta alle interrogazioni. L’insegnante  pensando di fare a me una cosa gradita,  interrogava la prima della classe  per farmi sentire come si espone durante un’interrogazione. Devo ammettere che  era piuttosto umiliante sapere di  non riuscire a ricordare nulla  di ciò che avevo letto il giorno prima a casa mi faceva una  grandissima rabbia. “Ma io ho studiato!!”  dicevo con gli occhi colmi di lacrime. Ma non facevo altro che aumentare l’ira dell’insegnante. A quel punto  preferivo starmene in silenzio ad assaporare il sapore salato delle mie lacrime. Pare che non ci fosse spazio per me nella scuola,  ero un completo asino. Eppure  se mi avessero visto nella natura  avrebbero scoperto quante qualità io avessi. Oggi, ormai adulto, ho finalmente avuto l’opportunità di capire che  si trattava  di quella che oggi viene chiamato il  Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) . Qu

Kapuscinski; La nostra indentità

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Ryszard Kapuscinski (1932-2007) La nostra identità individuale non si forma in un isolamento solitario, ma nell’interazione con gli altri, ossia si forma dialogicamente e perciò dal carattere di queste relazioni, dal loro contenuto e clima dipende chi diventerà ognuno di noi. R. Kapuscinski

Per una formazione al valore della solidarietà

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Ho sempre messo in crisi la mia esperienza di educatore quando mi sono accorto che essa non produceva nei ragazzi un'apertura verso l'altro. Ho buttato all'aria il solito programma, ne abbiamo parlato insieme, ho poi proposto una riflessione comune, un lavoro a casa da realizzare in piccoli gruppi, facendo capire loro che c'è una diversità tra persona e persona e che le valutazioni che il docente è chiamato a fare non vanno confrontate tra loro e che nella formazione non deve esserci competitività. Solo quando gli studenti hanno cominciato a vivere così, ho visto scoparire in loro certe forti tensioni che producevano fratture e continui litigi e l'io ha cominciato a trovare la sua vera dimensione. Pasquale Lubrano Lavadera da In dialogo per la solidarietà, Città Nuova 1999

Quando il bambino crea disordine e confusione

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Se il fanciullo dimostra una volontà di disordine, la maestra lo impedirà seccamente e con energica esortazione, non in modo che ciò sia un castigo al chiasso o al disordine, ma una autorevole preminenza della maestra sul bambino. L’autorità diventa in tal caso “il sostegno” necessario al bambino che, trovandosi nel disordine per momentaneo squilibrio, ha bisogno di una forza a cui attaccarsi; come chi avesse inciampato, ha bisogno di sorreggersi a qualche cosa per rimanere in piedi. Maria Montessori Maria Montessori, Educazione alla libertà, a cura di M. Luisa Leccese Pinna, Edizioni Laterna 1986

Le cause di ogni azione

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Aristotele Due sono le cause che determinano le azioni: pensiero e carattere, e da queste azioni poi ha origine la buona o cattiva fortuna degli uomini, Aristole Da Aristotele, La poetica, La nuova Italia

L'insegnate deve essere umile

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Mrinel Stefanescu  con gli studenti della sua scuola di balletto classico L'educazione allo studio la dà la famiglia, ma può darla anche la scuola. Il mezzo principale dell'educazione scolastica è l'istruzione, intesa come trasmissione di conoscenze e di stumenti per conoscere. I miei insegnanti si occuparono di educarmi con l'istruzione; e la stessa cosa afferma, oggi, lo Statuto delle studentesse e degli studenti. Chi si occupa di istruire non dovrebbe essere di parte perché i giovani parlano poco volentieri con chi lo è. Per fare intendere agli alunni queeste essenziali cose occorre innanzi tutto l'umiltà di chi insegna. Pasquale Scarpitta da Pasquale Scarpitta, Lezioni scolastiche, Armando editore

Maria Montessori: la libertà del bambino

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Paola Cortellesi è Maria Montessori nel film omonimo La libertà del bambino deve avere come limite l’interesse collettivo: come forma ciò che noi chiamiamo educazione delle maniere e degli atti. Dobbiamo quindi impedire al fanciullo tutto quanto può offendere o nuocere agli altri, o quanto ha significato di atto indecoroso e sgarbato. Ma tutto il resto, ogni manifestazione avente uno scopo utile, qualunque essa sia e sotto qualsiasi forma esplicata, deve essergli non solo permessa, ma deve venire osservata dal maestro…Stimolare la vita, lasciandola però libera di svolgersi, ecco il compito primitivo dell’educatore. E in tale compito delicato una grande arte deve suggerire il momento, e limitare l’intervento, affinché non perturbi e non devii, anziché aiutare l’anima che nasce alla vita e che vivrà di forze proprie.   Maria Montessori da Maria Montessori, Educazione alla libertà, a cura di M. Luisa Leccese Pinna Edizioni Laterna 1986

Spesso siamo violenti senza saperlo

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Due ragazzi a Monopoli spingono  un anziano sulla scogliera causandone la morte. Restiamo agghiacciati dinanzi a tale triste episodio, anche se siamo sicuri che  quei due ragazzi non erano coscienti della gravità del loro gesto.  Prendere in giro l'altro, il compagno, l'amico che ti  ha risposto male, esprimere giudizi  con faciltà su chiunque sia diverso da noi, irridere a condizioni di vita che non comprendiamo, purtroppo lo abbiamo sperimentato tutti nella nostra vita, è l'atteggiamento molto presente ella nostra società. E, alcune volte, ne siamo tutti contaminati. Senza quasi averne avvertenza, continuiamo ad esercitare quotidianamente  questo  giudizio  su tutti e su  ciascuno, quasi che fosse un nostro diritto puntare il dito ritenendoci migliori o superiori agli altri. Dobbiamo invece prender coscienza che il giudizio, espresso o tacito che sia, rompe ogni coesione sociale, svaluta il valore dell'uomo giudicato, ci allontana psicologicamente dagli

I bambini e i giovani non vanno umiliati

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Luigino Bruni I bambini e giovani non vanno umiliati allo scopo di farli diventare umili. L’umiliazione provocata dagli altri non produce umiltà, ma mille malattie del carattere. La sola umiliazione buona è quella che ci arriva dalla vita senza che nessuno ce la procuri intenzionalmente. Si preparano i bambini e i giovani all’umiltà mettendoli in contatto con la bellezza, con l’arte, con la natura, con la spiritualità, con la poesia, con le fiabe, con la grande letteratura. È incontrando l’infinito che ci si scopre finiti, ma abitati da un soffio di eternità, e quando l’esperienza di toccare l’infinito è accompagnata dalle espressioni più alte dell’umano, la finitezza non schiaccia, ma eleva, il limite non mortifica, ma fa vivere. Quando alziamo gli occhi e sentiamo il cielo “infinito e immortale”, si forma in noi il terreno dove l’umiltà può sbocciare. Nell’umiltà si vede nella sua massima espressione una legge universale che ritroviamo al cuore di molte vir

Non riusciamo a manifestare le nostre emozioni

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Il nostro repertorio di parole utili per affibbiare  etichette alle persone è spesso assai più grande del nostro vocabolario di parole che ci permettono di descrivere con chiarezza il nostro stato emotivo. Ho studiato in scuole americane per 21 anni e, in tutto quel tempo non mi ricordo nessuno che mi abbia chiesto come mi sentivo. I sentimenti, semplicemente, non erano ritenuti importanti. Quello che contava era "il modo giusto di pensare". - come veniva definito da coloro che  occupavano posizioni di ruolo e di autorità. Ci viene insegnato ad essere "orientati verso gli altri" anziché ad essere in contatto con noi stessi. Impariamo soprattutto a "rifugiarci nella nostra testa" chiedendoci: " Che cos'è che gli altri pensano  che sia giusto che io dica o faccia?" Questa difficoltà di esprimere i sentimenti è assai comune e, nella mia esperienza, è ancora più diffusa presso gli avvocati, gli ingegneri, gli ufficiali di polizia, i dirige

Una Scuola non ancora Scuola

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La scuola italiana spesso non educa al "bene relazionale"; il linguaggio dei sentimenti e delle emozioni, che è il principale linguaggio che può aiutare lo studente a maturare come persona, è pressoché assente dalla maggior parte delle istituzioni scolastiche e da ogni programmazione, con gravi danni nella vita degli studenti.  La psicologia ci informa che che se un individuo non riuscirà a costruire corretti rapporti con i suoi simili, sarà infelice per sempre. E' quindi un dovere della Scuola, che accoglie individui in formazione, aiutare questi individua a conoscere se stessi  ad apprendere il linguaggio del cuore, l'unico linguaggio che arricchisce la vita orientandola verso il bene relazionale. 

Il giudizio ci allontana dai fratelli

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Chiara Lubich (1929-2008) Non mantenere nel cuore residui di giudizi, di risentimenti, dove possono covare l'ira e l'odio che ci allontanano dai fratelli. Vedere ognuno come se fosse nuovo, avendo in cuore, al posto del giudizio e della condanna, l'amore e la misericordia verso ciascuno. Lo aiuteremo ad iniziare una vita nuova, gli daremo coraggio ogni volta per ricominciare. Chiara Lubich da parola di vita aprile 1998. Città Nuova

La scuola di Barbiana di Don Milani

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La scuola di Barbiana Michele Gesualdi  è stato uno degli alunni della scuola di Barbiana di Don Milani. Nel suo ultimo libro "Don Lorenzo Milani, l'esilio di Barbiana" Gesualdi ricorda quel periodo della scuola come un momento particolarmente significativo della sua vita. Ne riportiamo alcuni passi. La scuola di Barbiana: una scuola che si impone, fin dai primi passi, con l'attraente novità di rompere i vecchi schemi e tenere insieme seduti allo stesso tavolo, credenti e non credenti, militanti di partiti e sindacati diversi, uniti dalla voglia del sapere e dal desiderio di riscatto sociale. Fatto sconvolgente per un epoca in cui si elargivano distintivi da mettere all'occhiello per marcare le differenze... Un giorno un ragazzo di solida famiglia cattolica criticò don Lorenzo Milani dicendogli: "Ma lei insegna anche a chi è comunista e dichiarato nemico della Chiesa. Lui rispose: "Io insegno il bene e ad essere una persona migliore, se poi cont