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Visualizzazione dei post da dicembre, 2018

SI PUO' PIANGERE DAVANTI A UN FIGLIO

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Il dono più grande che possiamo fare a una persona a cui vogliamo bene, in primis a nostro figlio, è farci vedere per come realmente siamo, sia quando siamo belli sia quando siamo brutti. Se glielo permettiamo, di fatto gli diciamo con la vita: “Confido tanto nel tuo amore che mi faccio vedere nudo .” E’ un’azione di grande coraggio, che spesso richiede tempo e piccoli passi, ma apre la porta a una relazione vera e perciò solida. Diviene la base su cui costruiamo, non sull’argilla ma sulla roccia, quel momento della verità che a volte strappa lacrime e dolore ma che, poiché  è vero, dichiara un amore che è pronto a dare la vita. Se ho voglia di piangere devo farlo. Se sono preoccupato, se sono deluso, devo dirlo. Se lo farò come atto d’amore, se non sarà uno scaricare sull’altro ma un fargli il dono più grande, il dono di me stesso, saprò trovare il momento giusto. Perché questo momento arrivi c’è bisogno che il figlio si senta prima ascoltato, senza riserve, senza giu

PERCHE' MOLTI GIOVANI E RAGAZZI RIFIUTANO LA SCUOLA Parla Giuseppe Paschetto, il prof che si contende il titolo di miglior professore del mondo

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' Giuseppe Paschetto con i suoi allevi in una lezione all'aperto Giuseppe Paschetto 63 anni, laura in chimica, insegnante di matematica e scienze nella scuola meda di Valdilana è l’unico docente italiano tra i 50 finalisti che si contendono il titolo di miglior docente del mondo.  Riportiamo alcuni passaggi dell’intervista  concessa alla giornalista Caterina Pasolini. La mia idea è che si impara insieme, non c’è il prof che parla e gli alunni che ascoltano. I ragazzi lavorano in gruppo senza libri di testo….Si fa prima esperienza poi arriva la teoria, le regole. La scuola deve farti uscire  migliore di come sei entrato, con strumenti per vivere nel mondo, deve darti senso sociale, condivisione, interessi e sapere. La scuola deve essere come una casa dove sei felice di stare, dove non danneggeresti mai qualcosa perché lo senti tuo. La scuola non è una gara dove devi arrivare primo o un’impresa  che deve rendere: è il luogo dove secondo me bisogna mettere al pri

SCUOLE SUPERIORI: PIU' ATTENZIONE ALLA FORMAZIONE

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La scuola Italiana ha istituito l’obbligo fino a sedici anni, quindi i primi due anni delle superiori sono obbligatori per tutti.  L’obbligo chiede alla classe docente capacità di accoglienza, di attenzione, di introspezione, di incoraggiamento, di gradualità nell'apprendimento, di rispetto dei ritmi di apprendimento di ogni allievo affinché i ragazzi non si scoraggino troppo presto.  L’aspetto formativo dovrebbe avere quindi la priorità su tutto, prima anche dell'aspetto contenutistico. La qualcosa, ci dispiace dirlo,  non è nella maggior parte delle scuole superori. Ci sono naturalmente docenti che posseggono questi doti di accompagnamento e di orientamento  e questa sensibilità all'aspetto formativo e al bene relazionale ed altri che dovranno acquisirle, per cui ogni Scuola superiore di secondo grado prevederà  nei primi giorni di settembre corsi di aggiornamento per tutti i docenti, onde chiarire la metodologia di base da attuare in questi primi due anni

COMPITI A CASA: i GENITORI NON POSSONO RESTARE IN SILENZIO

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Compiti a casa sì, compiti a casa no: è un falso problema. Se il ragazzo non ha capito la lezione, che senso ha assegnare i compiti a casa? Se non riesce a fare ancora il disegno tecnico a scuola che senso ha assegnare  una tavola da fare a casa? Si studia e si lavora a scuola per  suscitare interesse e passione, per acquisire metodo  e per sviluppare capacità. Se tutto questo non si sviluppa in classe è illusorio che si sviluppi all’esterno. Assegnare i compiti a casa a chi non riesce a svolgerli è un assurdo pedagogico Il MIUR  sta cercando di intervenire con autorevolezza in tale direzione. Di qui la giusta Circolare sui compiti a casa del Ministro della Pubblica Istruzione Lavori di approfondimento o di consolidamento vanno assegnati liberamente a chi  ha già avuto il dono di comprendere  ed è spinto all’approfondimento. Assegnare compiti a casa a chi non ha ancora autonomia esecutiva diventa una forma di violenza esercitata sulle famiglie e sugli alunni: è come

MONTESSORI: la SCUOLA può aiutare i nostri ragazzi ma li può anche distruggere

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oO Tra i tanti metodi ufficiali d'educazione di paesi diversi, nessuno si propone di dare assistenza all'individuo fin dalla nascita e di promuoverne lo sviluppo.  Oggi l'educazione, come è concepita, prescinde insieme dalla vita biologica e da quella sociale.  Tutti coloro che  entrano nel mondo dell'educazione vengono isolati dalla società.  Gli studenti sono tenuti a seguire le regole prestabilite dall'istituto di cui sono alunni e ad uniformarsi ai programmi raccomandati dai Ministeri della pubblica istruzione.  Si può dire che anche nel più recente passato, le condizioni sociali e fisiche degli studenti non erano prese in considerazione come fatto che potesse minimamente interessare la scuola in sé....Così se lo studente aveva difetti...che diminuivano le sue possibilità di apprendimento, esso veniva senz'altro classificato con votazioni inferiori...Nessuno considera ancora oggi che la mente dello studente può essere minacciata e soffrire dan

SPESSO LA SCUOLA PRETENDE QUELLO CHE INVECE DEVE SVILUPPARE

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QUANTE VOLTE SI PUNISCE UN RAGAZZO A SCUOLA PERCHE' NON "VUOLE FARE NIENTE" OPPURE PERCHE' E' SEMPRE "DISTRATTO" O  SCORRETTO NELLE RELAZIONI? PURTROPPO IN MOLTE CLASSI MEDIE  SI CONTINUA CON QUESTE PUNIZIONI, DIMENTICANDO LA REALTA' PSICOLOGICA CHE I RAGAZZI A QUELL'ETA' VIVONO.  Eppure sappiamo tutti che il ragazzo nell'età della scuola media vive uno dei momenti più difficili della sua vita perché deve lasciare l'infanzia e entrare nella fase evolutiva dell'adolescenza. Si parla di una seconda nascita e come in tutte le nascite occorre una culla ben preparata ad accoglierlo. E invece vediamo richieste  sempre maggiori di prestazioni alte, appunti negativi sui quaderni, richiami ai genitori con la sottile pretesa, mai dichiarata, di pretendere ragazzi e ragazze  corretti disciplinati, attenti, volenterosi, capaci di analisi e di sintesi, interessati e osservatori, dimenticando una cosa fondamentale: tutte queste capacit

Reagire con violenza alle provocazioni del figlio?

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uno schiaffo può essere pericoloso Ogni fase della crescita presenta dei momenti difficili diversi. Per i genitori non è sempre facile capire come affrontarli. Per non innescare un circolo vizioso, che porta ad eccessi di rabbia a rotture E A PICCOLE VIOLENZE, occorre imparare a gestire le proprie emozioni, per poi affrontare quelle dei figli. Molti genitori di fronte a reazioni incontrollate dei figli pensano che basti urlare e punire, non riuscendo a comprendere che sono  le proprie emozioni, il proprio nervosismo, la propria rabbia che bisogna controllare prima di affrontare poi l'atteggiamento squilibrato e spesso violento del figlio. Diversamente si verifica solo un escalation di violenze verbali E MANUALI pericolose che mettano a rischio la serenità della famiglia. Il figlio che urla, contesta, non accoglie consigli è certamente provocatore di tempeste familiari, ma il genitore deve comprendere che dietro quell'atteggiamento ci sono bisogni vitali insoddis