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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

PERCHE' LA SCUOLA NON BOCCIA MAI!

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La parola "bocciare", usata nel linguaggio scolastico ha determinato molti equivoci.  Dal dizionario Palazzi alla voce "bocciare" leggiamo:  "Colpire con la propria boccia quella dell'avversario" oppure "respingere".   "Colpire" e "respingere", due significati tipicamente guerreschi, che non hanno senso in una scuola che deve formare, istruire, accompagnare, guidare, stimolare, accudire, in una parola promuovere la persona umana in tutte le sue sfaccettature. Molto probabilmente  la scuola è caduta in questo errore nel passato perché per secoli la società si è strutturata sul sistema di dominazione; sistema che usava al suo interno la classificazione, il giudizio, la punizione, il senso di colpa, il conflitto, la bocciatura. Anche la scuola molto probabilmente si strutturava sullo stesso modelli e quindi i ragazzi venivano classificati, giudicati e, se il giudizio risultava negativo, venivano tranquillamente re

Massimo Cacciari: La propria tradizione religiosa va insegnata a tutti nelle scuole statali

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Massimo Cacciari non ha dubbi. «La nostra tradizione religiosa insegnata obbligatoriamente a scuola. Non solo, la teologia dovrebbe essere presente in tutti i corsi universitari di filosofia». Il motivo di tanta perentorietà? Siamo in presenza di un analfabetismo di massa in campo religioso. Dunque lei è per l’obbligatorietà dell’insegnamento, senza se e senza ma. Non lo dico da oggi: sarebbe civile che in questo Paese si insegnassero nelle scuole i fondamenti elementari della nostra tradizione religiosa. Sarebbe assolutamente necessario battersi perché ci fosse un insegnamento serio di storia della nostra tradizione religiosa. Lo stesso vale per le università; sarebbe ora che fosse permesso lo studio della teologia nei corsi normali di filosofia, esattamente come avviene in Germania. La religione, dunque, alla pari della lingua italiana o della matematica. Non può essere un optional… Macché optional. Per me è fondamentale il fatto che non si può essere analfabeti i

I compiti a casa? discutiamone!

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Cominciamo col dire che il tempo scolastico si è allungato e che ai ragazzi tempo a casa non ne resta, se non per i giochi, necessari quanto i compiti a casa, soprattutto se fatti coi compagni. Evidentemente, questo è un discorso che non viene compreso da chi ritiene che il compito della scuola sia l’insegnamento e che l’insegnamento non sia altro che la lezione (dal latino lectio, leggere, perché all’inizio, in mancanza di libri, la lezione era lettura del libro da parte del docente): la scuola è nata dalla cattedrale medioevale, nella quale il pontefice, dall’alto della cattedra, leggeva i libri sacri scritti su cartapecora). Ma tale è rimasta dopo Gutenberg e tale è rimasta oggi dopo la linotype e dopo l’invenzione delle tecnologie informatiche che consentono la stampa dei libri a bassissimo prezzo, se non la lettura dei libri su apparecchi informatici. Ma ciò importa poco, perché le moderne metodologie dell’insegnamento/apprendimento  sono cambiate e, con esse, il ruo

PUNIRE i nostri ragazzi quando sbagliano oppure no?

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Haim Ginott (1922-1973) Molti genitori e molti insegnanti sono convinti che  bisogna punire quando i figli o gli alunni sbagliano affinché capiscano che non devono più farlo. Questa convinzione  molto usata nei secoli passati si è radicata nella mente degli adulti e si fa fatica a mandarla via. Oggi invece molti studi sono stati fatti sulla mente del bambino e del ragazzo per cui abbiamo elementi nuovi per valutare le conseguenze della punizione nel processo educativo. Da molte esperienze  di genitori e insegnanti possiamo affermare che  ormai c'è una consapevolezza diffusa che la punizione genera nel punito sentimenti di odio, vendetta, sfida, colpa, senzazione di valere poco e autocommiserazione. Tuttavia provenendo noi adulti da un sistema educativo dove la punizione era il toccasana, facciamo un po' di fatica  ad abbandonarla, in quanto ci sembra che non punendo perdiamo quell'autorità necessaria a casa o a scuola A riguardo il prof. Haim Ginott,  di fronte all

NO alle classi omogenee!

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Franco Lorenzoni Se l'arte del convivere e la cura del pianeta sono lo sfondo di ogni educazione che guardi al futuro, la sfida sta nel dimostrare che nelle classi disomogennee si impara di più e meglio. Franco Lorenzoni da Franco Lorenzoni  " Lasciamo che i ragazzi scrivano tutti insieme" Repubblica 13 9 2019