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Visualizzazione dei post da 2020

Raffaele Arigliani: Natale e i bambini

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  Raffaele Arigliani Natale e bambini sono immagini associate. Mi torna in mente quando i miei 5 figli erano piccini. Loro sono stati il dono più grande della vita. Mi hanno donato la certezza che è possibile amare senza misura, senza aspettarsi nulla, tanto da essere pronti a dare la vita per quell’esserino minuscolo, piangente e trovare in tutto ciò il senso più profondo e bello dell’esistere, al di la di ogni ragione, credo, filosofia. Una vita che non ti viene chiesta in dono una sola volta, come atto eroico, ma mille volte al giorno: perché di continuo ti viene chiesto di “fare ciò che serve per loro” e di dimenticarti di te stesso. Così non di rado al mattino, quando mi svegliavo, dovevo fare mente locale in quale letto ero: durante la notte ero “migrato” nel lettino dell’uno e poi passato nell’altro, perchè si erano svegliati in momenti diversi! O le tante volte che dovevo interrompere di scrivere o studiare perché volevano dirmi qualcosa o…. semplicemente giocare! A distanza

Eduardo De Filippo: Accoglienza e disponibilità

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  Eduardo de Filippo    Eduardo De Filippo nacque a Napoli il 24 maggio 1900 dall’unione del più grande attore-autore-regista e capocomico napoletano di quell’epoca, Eduardo Scarpetta, con Luisa de Filippo, nubile.    Solo a undici anni seppe che era figlio di padre ignoto   e fu un grosso shock.    Un'infanzia difficile, che sicuramente influenzò il suo temperamento e la sua poetica di scrittore di teatro.    Anche il rapporto difficile che instaurò con Napoli, e che lo indusse a lasciarla definitivamente nel dopoguerra, fu determinato da quel rapporto ambiguo con una paternità non riconosciuta ma sempre incombente e plateale.    Tuttavia Napoli sarebbe rimasta per sempre nel suo sangue di artista   ad ispirarlo con i suoi umori popolari e fantastici, con i suoi colori, ma soprattutto con le sue piccole e grandi tragedie.    Vi ritornò nel 1948, per comprare ciò che restava del teatro San Ferdinando distrutto dai bombardamenti.    Un altro ritorno nel 1958, quando v

SCUOLA: PRATICARE L'OBIEZIONE DI COSCIENZA

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  Quando la scuola dimentica i diritti dei fanciulli   I - Una vera e propria deriva contenutistica sta distruggendo la scuola secondaria di primo grado, trasformando il processo educativo in un processo essenzialmente contenutistico, privilegiando quei pochi ragazzi che hanno sviluppato  competenze specifiche, elevate capacità e acquisito metodi e processi mentali di livello medio alto. Basta guardare i libri di testo delle tre  classi, ma soprattutto un fattore evidente sono le nuove bocciature. Mi disse infatti un docente mio collega in una scuola dell'estrema periferia di Napoli: "Mica noi possiamo promuovere i delinquenti." Avevo infatti fatto osservare che per me  era assurdo trovarmi in una prima classe con ragazzini di 11 anni e ragazzoni di 15 anni che avevano ripetuto per tre volte la prima. Ma se ciò non bastasse basta considerare lo spasmo che si vive in molte scuole quando sopraggiungono le prove INVALSI Tutti quegli alunni che hanno completato il

SCUOLA: I GIUDIZI NEGATIVI?

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L'idea che i bambini facciano cose sbagliate, che siano capricciosi, disturbatori, oppositori, incapaci, opportunisti, provocatori è un falso pedagogico duro a morire. Molti genitori vanno dagli insegnanti e sentono frasi assurde: Suo figlio potrebbe fare di più, Suo figlio non si concentra, Suo figlio è molto distratto, Suo figlio non si applica, Suo figlio non ascolta. Tutti giudizi negativi che vanno eliminati, perché c ompito della scuola è promuovere e sviluppare capacità. Quei giudizi sono assurdi perché presuppongono che il bambino possiede già la capacità di fare, di essere concentrato,  di essere attento, di essere applicativo, di saper ascoltare. Tutte capacità che   la scuola dell'obbligo deve piano piano far nascere e sviluppare. "Gli insegnanti che tentano di correggere il bambino con la forza e con il peso della propria autorità, si accorgeranno ben presto di aver fallito nel loro intento. Il bambino risponderà in maniera forte, esplicita,  per

LIA LEVI: LA SPOSA GENTILE

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  Lia Levi Tra le scrittrici italiane Lia Levi è quella che meglio esprime nei suoi romanzi una propensione al dialogo tra gli uomini di fedi e convinzioni diverse. Sempre nei suoi racconti le scelte e le posizioni personali sono viste come possibilità di scambio vicendevole di valori e non di scontro. Ancor più se questo dialogo poi viene praticato tra uomini le cui religioni hanno radici comuni, come tra ebrei e cristiani. Lo abbiamo colto nella sua opera più importante La trilogia della memoria     e lo respiriamo anche nell’ultima sua opera La sposa gentile,   pubblicato sempre dalle Edizioni e/o : un libro che cattura, sorprende e lascia pensosi. Pensosi per una vicenda originalissima piena di quella gioia e di quel dolore di cui è piena la vita, ma anche perché induce il lettore a riflettere sui rapporti tra le religioni e sul danno irreparabile che esse producono nella società quando si lottano tra loro. I pregiudizi e gli integralismi   religiosi sono stati infatti   cau

Giuseppe Lupo: Breve storia del mio silenzio

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  Giuseppe Lupo Dopo Gli anni del nostro incanto , Giuseppe Lupo ci consegna un altro splendido romanzo, Breve storia del mio silenzio , Marsilio Editore. Un romanzo in cui l'autore trae ispirazione dal proprio vissuto e cerca le tracce di una vocazione letteraria che si manifesta pian piano proprio lì dove la parola sembra spegnersi. Aveva quattro anni quando,   alla nascita della sorellina,   si ritrovò incapace di proferir parola; un trauma psicologico   che sembrava irrigidirlo in un silenzio mortificante. Ma fu da quel silenzio che il bambino percepì il grande valore della parola. Si snodano pagina dopo pagina quadri indimenticabili, in un racconto molto familiare, intenso, a tratti poetico, di un cammino dove gli eventi portano pian piano quel ragazzo, crescendo, a capire il suo futuro a Milano lontano dai suoi e dall'amata Lucania. "Quando varcai la soglia dalla cameretta, entrai in una specie di parentesi fra una vita lasciata e un'altra che mi stava dava

PINUCCIA MATTA: Amare è poesia

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  Pinuccia Matta Amare è Poesia di Pinuccia Matta Pinuccia Matta, giovane poetessa torinese   ha consegnato alle stampe per i tipi di Aletti Editore la sua prima raccolta di componimenti poetici. Da sempre affascinata dall'arte e dalla poesia ha trovato nella scrittura la possibilità di aprire il suo cuore e la sua mente al dono di sé e ci consegna questo testo poetico con un titolo ardito   e significativo Amare è poesia, nelle cui pagine   si snoda un percorso esistenziale di continua rinascita interiore. Una sorta di traslitterazione tra il linguaggio esistenziale e quello poetico,   guidato da un'acuta sensibilità che permette all'autrice di percepire dietro i fremiti e le vicende umane una dimensione di verità che ci fa tutti, uomini e donne, artefici di quella   fraternità universale di cui abbiamo tutti bisogno. In tempi come i nostri, toccati da derive populistiche e di straniante e arcigno sovranismo, Pinuccia Matta ci chiama   ad operare una scelta cor

Albert Camus: A scuola non si ingozzano le oche

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Albert Camus con i due figli No, la scuola non offriva soltanto un'evasione dalla vita in famiglia. Almeno nella classe del signor Bernard, appagava una sete ancor più essenziale per il ragazzo che per l'adulto, la sete della scoperta. Certo anche nelle altre classi s'insegnavano molte cose, ma un po' come si ingozzavano le oche. Si presentava un cibo preconfezionato e si invitavano i ragazzi ad inghiottirlo. Nella classe del signor Bernard, per la prima volta in vita loro, sentivano invece di esistere e di essere oggetto della più alta considerazione: li si giudicava degni di scoprire il mondo. E anche il maestro non si occupava soltanto di insegnare ciò per cui era pagato, ma li accoglieva con semplicità nella sua vita personale, la viveva con loro, raccontava la propria storia e quella di altri ragazzi che aveva conosciuto, esponeva i propri punti di vista ma non le proprie IDEE…su qualcosa che potesse essere oggetto di una scelta o di una convinzione, pur cond

Chiara Lubich alla II° Giornata dell'Interdipendenza

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Credevamo di aver costruito una buona relazione e invece....

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Ogni lingua, sia parlata che scritta, è resa possibile dall'esistenza di una grammatica, cioè da un insieme di convenzioni e di norme che garantiscono ad essa stabilità e coerenza. Grazie all'esistenza di queste "regole condivise", la lingua diventa uno strumento indispensabile per gli uomini che ne fanno uso e che attraverso di essa si manifestano a vicenda i loro pensieri, i loro sentimenti, le loro emozioni. Si potrebbe ipotizzare che, al pari del linguaggio, anche il "linguaggio relazionale" possieda una sua specifica "grammatica", cioè un insieme di "regole" seguendo le quali sia possibile favorire fra gli esseri umani rapporti più adeguati, più "sani", più evoluti e congruenti.... In realtà più che di "regole" in senso rigidamente normativo o prescrittivo, vorrei soffermare l'attenzione del lettore su specifiche "competenze" e "attitudini", su particolari "atteggiamenti"

Attenzione alle Prove INVALSI!

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Raffaele Arigliani Un insegnante mi ha chiesto cosa ne penso del carico di lavoro finalizzato al superamento delle Prove INVALSI. Ho confessato di avere molte perplessità. Educare ha la radice in  educere , tirar fuori. Concetto che è opposto al " riempire di nozioni". Molti autori, tra cui Goleman, Brazelton e tanti altri hanno dimostrato come obiettivo dell'educazione sia lo sviluppo dell' intelligenza emotiva, quindi la capacità di essere in contatto e gestire con equilibrio e generosità la propria dimensione emotiva e relazionale. E' un "modo di essere" che si struttura in ragione di relazioni genitoriali e di accudimento da parte di tutti i Caregiver, che dovrebbero essere in grado di valorizzare le risorse individuali e fare sentire ogni persona "speciale", amata senza condizioni. Altri studi sui tipi di intelligenza ne individuano, a seconda degli autori, 6 o 8, evidenziando soprattutto come esercitarsi nei diversi campi (ad ese

Nella scuola vale l'impegno

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Ilaria Cerioli Ilaria Cerioli, docente in una scuola superiore di Ravenna, fa con un’accorata difesa del'impegno dei suoi studenti di cui apprezza gli sforzi affrontati in questi giorni di pandemia attraverso la didattica on line a distanza, promettendo un voto alto  a tutti, «per il coraggio dimostrato, perché nonostante la connessione che non funziona, le famiglie disagiate con cui vivono, la paura dell’ignoto, lo stato di confusione a cui sono stati costretti da un giorno all’altro, la mancanza di spazio, di sport, di amici e la loro vita interrotta, sono tutti presenti ogni mattina. E se tardo due minuti sono loro a richiamarmi all’ordine. Non metterò neppure una insufficienza perché nel compito di realtà hanno riportato tutti il massimo» dal Blog Ravennaedintorni.it

Pino Boero: Una scuola regredita e burocratizzata

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Pino Boero La Scuola oggi mi sembra un po' regredita e burocratizzata a causa di alcuni pedagogisti che in molti casi hanno puntato sulla dimensione tecnologica e sulla forza della valutazioner piuttosto che sul rapporto diretto personale, empatico tra bambini e adulti. Pino Boero da un'intervista Internet

CONTINUA L'ACCANIMENTO COMPITI A CASA nonostante il Coronavirus

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Non comprendo questa smania quasi ossessiva di assegnare compiti scolastici a distanza per vie telematiche, che molte scuole,in questi giorni di interruzione delle attività didattiche a causa del Coronavirus. Lo si può comprendere per le scuole superiori ma non per la fascia dell'obbligo. Tale smania ci rivela che  in queste scuole ancora prevale  il sistema " lezioni e compiti ", ormai superato dalle più avanzate ricerche pedagogiche, a tutto scapito della grave funzione formativa e inclusiva a cui la scuola è chiamata. "La scuola, scrive Patrizia Bertoncelli deve essere un luogo significativo per ciascuno degli alunni e a tutti deve essere possibile farne parte con modalità partecipative attive coinvolgenti in coerenza con la crescita  armonica e integrale, e di realizzazione personale piena." [1] Pensare che in questo dramma sociale collettivo che le famiglie italiane oggi vivono a causa del Coronavirus la scuola  debba preoccuparsi di tenere  impeg

Le prove INVALSI ANTICOSTITUZIONALI?

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Perché le prove INVALSI sono da ritenersi anticostituzionali nella scuola dell'obbligo?  Perché la scuola dell'obbligo italiana è una scuola che nasce per rispondere ad un principio costituzionale che invita a creare una " Scuola per tutti e a misura di ciascuno " affinché nessun ragazzo venga escluso e a tutti venga data l'opportunità di apprendere. Quindi una scuola  a misura del ragazzo e non il ragazzo a misura dei livelli statistici INVALSI. E' chiarissimo quindi che nell'obbligo scolastico  bisogna favorire la maturazione umana e intellettuale di ogni ragazzo secondo le singole capacità e i personali ritmi di apprendimento Operare diversamante è una vera e propria violenza pedagogica. I genitore dovrebbero intervenire e chiedere di bloccare nella fascia dell'obbligo le prove INVALSI D'altra parte una delle più grandi pedagogiste, che ha studiato a lungo la mente del bambino, Maria Montessori, afferma che nelle nostre scuole i

Nella Scuola la libertà è sempre formativa

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Nelle Scuole i bambini devono avere sempre la libertà di scegliere, di poter sperimentare e di imparare. Non una libertà lassista. L'adulto non rimane inerme a guardare, ma egli deve predisporre uno spazio e un tempo dove è possibile fare esperienza. E tutto questo non si improvvisa, ma richiede una formazione specifica...perché bisogna saper stare nello spazio in cui il bambino lavora, si concentra e sceglie. L'adulto, dice Maria Montessori, deve rinunciare innanzitutto ad essere verbalmente e praticamente il desposta cui il bambino deve obbedire con la pretesa che la mente infantile si formi secondo un piano stabilito a priori . da laura Beltrami - Lorella Boccalini, Il metodo Montessori per tutti BUR RIzzoli

La TORTURA dei compiti a casa alle elementari e medie

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Imperversa la tortura dei compiti a casa nelle elementari e nelle scuole medie. E' terribile. Per fortuna non in tutte le scuole e non in tutte le classi. Molto dipende dal Dirigente, ma anche dalla classe docente. Ci troviamo nella fascia dell'obbligo dove arrivano bambini da varie aree culturali, spesso con famiglie che non sono in grado di sostenere  l'accompagnamento post scolastico. La scuola deve farsi carico del disagio, delle differenze culturali e per quanto è possibile rimuovere gli svantaggi che affligono molta parte della popolazione. Si dirà: compito difficilissimo!  Senz'altro, ma non bisogna far pagare alle classi deboli il prezzo di una difficoltà che richiederebbe la messa in atto di scelte pedagogiche diverse con la presenza di un pedagogista in ogni classe. Ce lo ricordano due grandi italiani, Don Lorenzo Milani e Maria Montessori: L'apprendimento deve avvenire in classe e non a casa, nella collaborazione fra tutti e nel rispetto e