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Visualizzazione dei post da 2021

Umberto Galimberti: Non tutti possono essere insegnanti

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  Umberto galimberti L’insegnante deve insegnare. Per farlo serve una capacità empatica e comunicativa, la fascinazione. Se non apri il cuore, non apri nemmeno la testa delle persone. Gli insegnanti dovrebbero essere sottoposti a un test di personalità che valuti queste cose. Se uno non sa affascinare è meglio che cambi lavoro. Educare vuol dire condurre qualcuno all’evoluzione, dall’impulso all’emozione, dall’emozione al sentimento. Un ragazzo che ha sentimento non brucia un migrante che dorme su una panchina, non picchia un disabile. Se queste cose accadono è perché la scuola non ha educato. Per educare bisogna avere a che fare con la soggettività degli studenti, che oggi è messa fuori gioco. Se è vero che al posto dei temi si fa la comprensione del testo scritto, si è spostata la valutazione dalla soggettività alla prestazione. A questo punto è chiaro che anche la scuola è serva del modello tecnico. I ragazzi non contano più come soggetti ma solo nelle loro prestazioni.

Una terza alternativa per la SCUOLA

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La scuola Elementare Morelli di Ravenna che ha sperimentato il progetto Vivere la Pace nella sue classi Quando i bambini sperimentano relazioni di mutualità, che arricchiscono la vita, riescono a dare il meglio di sé.  Sperimentare queste relazioni nella Scuola è particolarmente importante per quei bambini che nelle loro case, nei loro quartieri, nei loro paesi, hanno imparato che esistono solo due alternative: sopraffare o essere sopraffatti. Dobbiamo pertanto mostrare una terza alternativa: una Scuola in cui studenti ed insegnanti si relazionano come partner, come collaboratori, una Scuola dove dove ogni interazione è ispirata all'educazione non violenta, una Scuola comunità di apprendimento piuttosto che un'istituzione gerarchica impersonale.  I giovani cominciano a vedere tale Scuola come luogo di esplorazione, un luogo dove condividere idee e sentimenti, un luogo sicuro ed entusiasmante dove ogni bambino è ascoltato e valorizzato e dove lo spirito uman

In quale aspetto la Scuola di oggi è molto carente?

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  A questa domanda ogni genitore potrebbe rispondere dicendo che tutti gli alunni devono essere accolti e compresi, nessuno escluso. Infatti si soffre molto quando ci si accorge che non è così .   2 - Una scuola che soddisfi i bisogni vitali degli studenti.   Cosa si aspettano gli studenti dalla Scuola? Ordini, comandi, regolamenti, conoscenze, autonomia, autenticità, creatività, comprensione, empatia fiducia, riconoscimento, sicurezza emotiva, ordine, pace, bellezza? Le esigenze degli alunni possono essere tante, ma certamente l'alunno  ogni alunno, coscientemente o meno,  cerca l'affermazione di se stesso, affermazione che passa inevitabilmente attraverso i sentimenti e i bisogni vitali e il soddisfacimento di tali bisogni. Da questo punto di vista bisogna dire che la Scuola è molto carente, e molto spesso non soddisfa quanto sta a cuore ai ragazzi  o ai giovani, e questo perchè proveniamo tutti da secoli di educazione  in cui la scuola è stata asservita al Potere

E' UTILE O DANNOSA LA SEVERITA' A SCUOLA?

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  E una domanda che ancora interroga tanti di noi docenti che abbiamo deciso di passare la nostra vita nella Scuola. C'è chi è favorevole e chi è contrario e il dibattito è ancora in corso. Vorremmo iniziare da oggi un approfondimento sulla comunicazione a scuola che ci permetterà di rispondere alle esigenze fondamentali di noi tutti. 1 - Una Scuola che educhi alla pace, alla relazione, alla solidarietà. I sistemi educativi messi in atto nelle nostre scuole non sempre preparano i nostri figli ad affrontare le difficoltà che la società oggi presenta. I ragazzi si sentono soli e spesso traditi dalla Scuola. E, come se niente fosse avvenuto in questi anni, si continua a preparare i ragazzi ad obbedire ciecamente  agli direttive degli insegnanti.  Il "Modello Dominazion", come afferma Riane Eisler, viene ancora imposto come normale. La riforma  della "buona scuola" italiana ha peggiorato di molto la situazione. Occorrerà da parte del Ministero una  sostanziale

PINO BOERO: PINOCCHIO E CUORE DUE LIBRI DA RIVALUTARE

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  Pino Boero Una Scuola che privilegi il rapporto diretto, personale empatico tra bambino e adulto. Incontro con Pino Boero    In un momento in cui la scuola si dibatte tra due direttive, spesso divergenti: innovazioni tecnologiche e programmazione scandita  temporalmente con relative valutazioni da una parte e spinta a riconsiderare la centralità dell'allievo e la sua formazione al bene relazionale puntando "sul rapporto diretto, personale, empatico fra bambino e adulto" dall'altra, la figura di Pino Boero prende oggi  particolare risalto in quanto egli ci porta a considerare con più attenzione la centralità dell'alunno in ogni progetto didattico.    Considerato tra i massimi esperti al mondo della letteratura per l'infanzia e della storia dell'educazione, egli sottolinea   l'importanza dell'esperienza pedagogica di Gianni Rodari, Mario Lodi, Albino Bernardino e Maria Luisa Bigiaretti per un'impostazione didattica aperta alla fantasia

Maria Montessori: Come aiutare un bambino a stare in armonia con gli altri.

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Maria Montessori Le neuroscienze confermano oggi  le osservazioni di Maria Montessori, identificando le seguenti funzioni esecutive - il controllo inibitorio (restare concentrati), la memoria di lavoro (trattenere le informazioni), la flessibilità cognitiva (essere creativi) -  che sono il fondamento biologico dell'apprendimento. Se il bambino è messo in condizioni di  sviluppare queste funzioni molto presto, il suo comportamento è straordinariamente  modificato. Quando impara in questo modo è un bambino migliore anche a livello sociale, perché è capace di stare in armonia  con gli altri. . Soprattutto è un bambino che nessuno deve più costringere  a stare attento in classe. "Quando avete risolto il problema di controllare l'attenzione del bambino avete risolto l'intero problema dell'educazione" dirà Maria anni dopo. Cristina De Stefano Da Cristina De Stefano, Il bambino è il maestro Vita di Maria Montessori, Rizzoli, 2020

Maria Montessori: Il Gioco per il bambino

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  Maria Montessori Altra intuizione di Maria Montessori è che i bambini sono dei grandi lavoratori. Non giocano, imparano. Sono nati per questo, per fare quello che nelle sue conferenze - usando un'espressione dell'alchimia - lei chiamerà il "grande lavoro". Per questo, dopo essersi concentrati per ore sul materiale didattico, come isolati dal mondo, alzano verso di lei i visini sereni. Invece di essere stanchi , sono pieni di energia. Invece di aver voglia di muoversi e correre, sembrano pacificati. Hanno fatto quello per cui sono al mondo, hanno raggiunto lo scopo della loro esistenza. Se li si lascia lavorare a questo modo, diventano bambini diversi, trasformati dall'interno. E' quello che negli anni a venire Maria Montessori chiamerà "normalizzazione", un fenomeno che lei non esista a definire una seconda nascita. I bambini, messi in un ambiente adatto e posti davanti al materiale giusto, in poco tempo smettono di essere agitati e rumorosi e

Maria Montessori: La polarizzazione dell'attenzione

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Maria Montessori  Maria Montessori sente che nei bambini sono nascoste enormi capacità di attenzione, che emergono non appena li si mette in un ambiente pensato per loro e non per gli adulti. Grazie a questo particolare stato della mente - che chiamerà "polarizzazione dell'attenzione"  e che un secolo dopo le neuroscienze confermeranno, pasrlando di "esperienza di flusso" - il bambino apprende in un modo più profondo e definitivo. Maria  Montessori si convince che il punto fondamentale dell'educazione sia questo: aiutare il bambino a rivelare la sua vera natura, di solito nascosta perché oppressa da una scuola pensata per gli adulti, cioè per gli insegnanti e il loro lavoro didatticio.  In realtà l'oppressione comincia ancora prima, in famiglia.  Tanti anni dopo, in una conferenza, paragonerà il bambino che entra all'asilo a un guerrigliero, che è già stato sottoposto alla repressione e che quindi è cresciuto in modo defgormato. costretto ma difemder

MARIA MONTESSORI : A SCUOLA ELIMINARE CATTEDRA E VOTI

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  Maria Montessori Maria Montessori in una conferenza illustra i due elementi centrali della didattica...la diversa natura del maestro che dirige senza imporsi ("L'adulto non deve star seduto in cattedra e dar giudizi e voti. Scenda tra gli allievi umilmente") e la diversa natura del bambino che lavora senza stancarsi ("Studiare non consuma, non affatica, anzi nutre e sostiene"). Cristina De Stefano Cristina De Stefano, Il bambino è il maestro - Vita di Maria Montessori, Rizzoli 2020 

Maria Montessori: Il maestro dirige senza imporsi, senza voti o giudizi

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Maria Montessori   Maria Montessori mostra ai bambini il materiale e come funziona, poi li lascia lavorare, osservando o meglio -  come ama dire -, meditando. Per lei non esistono realtà acquisite, concetti di base. Tutto è aperto e possibile. Lentamente prendono forma i primi elementi di quello che negli anni diventerà il suo metodo. Già in una conferenza tenuta dopo pochi mesi di attività a San Lorenzo illustra i due elementi centrali della didattica che sta nascendo nella Casa dei Bambini: la diversa natura del maestro, che dirige senza imporsi ("L'adulto non deve state seduto in cattedrsa e dar giudizi e voti. Scenda tra gli allievi, umilmente") e la diversa natura del bambino, che lavora senza stancarsi ("Studiare non consuma, non affatica, anzi nutre e sostiene"). Cristina De Stefano Cristina De Stefano, Il maestro è il bambino, Vita di Maria Montessori, Rizzoli. 

Maria Montessori: Il rispetto dell'individualità di ogni allievo

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  Maria Montessori Il rispetto dell'individualità di ogni allievo. "Ci sono tanti inizi quanti bambini". La necessità che l'adulto taccia per lasciare che il bambino lavori. "Le lezioni delle cose si presenteranno da sole". La centralità dell'amore  in ogni attività educativa. "Fare sentire al bambino che è amato, e spingerlo ad amare a sua volta, è la fine del nostro insegnamento così come è stato  il suo inizio". La pazienza nel rispettare i suoi tempi di apprendimento: "La lemtezza di questo procedimento è inevitabile. Come dei semi, le idee crescono lentamente, e più lentamente crescono più il loro prodotto durerà a lungo e si estenderà lontano." Cristina De Stefano Cristina De Stefano, Il bambino è il maestro , Vita di Maria Montessori, Rizzoli.

Maria Montessori: Non giudicare i bambini

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  Maria Montessori Nelle sue lezioni risuonano ancora forti i toni dell'impegno di volontaria presso gli ultimi della società. Invita le allieve a non fermarsi alle apparenze nel giudicare i bambini. "la stessa bellezza del corpo è un privilegio di classe" ammonisce, guardandole una per una. "Anche nella scuola il bambino povero è un paria. Meno bello e gentile, non richiama sopra di sé quella simpatia che il maestro facilmente concede alla grazia cortiese dei fanciulli felici. Meno intelligente e privo di aiuto dai parenti forse analfabeti, non riscuote quegli incoraggiamenti che la lode e l'alta votazione tanto prodigano ai fanciulli forti, che non avrebbero bisogno di essere incoraggiati. Così gli oppressi della società sono pure gli oppressi della scuola." Cristina De Stefano Cristina De Stefano, Il maestro è il bambino - Vita di Maria Montessori, Rizzoli

Maria Montessori: LE PREMESSE DEL NOSTRO SISTEMA SCOLASTICO SONO SBAGLIATE

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  Maria Montessori "Visto che le allieve devono diventare maestre, insiste per portarle nelle scuole, vincendo le resistenze iniziali di molti presidi che non vogliono estranei in classe.  Durante le visite  Maria Montessori mostra loro tutto quello che secondo lei non va: il silenzio forzato, l'immobilità dei bambini: farfalle infilate sugli spilli, bloccati nei loro posti. Spiega che tutto il sistema va cambiato, perché le sue premesse sono sbagliate. L'idea stessa del bambino a cui va insegnato qualcosa è da combattere.  Nelle classi c'è il maestro faccendiere che travasa le cognizioni nelle teste degli alunni...Per riuscire nella sua opera è necessaria la disciplina dell'immmobiltà, dell'attenzione forzata della scolaresca; e al maestro conviene maneggiare con larghezza premi e castighi onde costringere a tale attitudine coloro che sono condannati a essere suoi ascoltator i ." Cristina De Stefano Cristina De Stefano Il bambino è il maestro - vita di Ma

Raffaele Arigliani: Leggere un libro al figlio

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  Raffaele Arigliani Il libro può diventare un veicolo di scoperta del mondo, uno spazio dove il bambino può vivere soggettivamente un racconto, con luoghi e personaggi da  immaginare e ricostruire con la propria mente.  Leggere un libro al figlio lo aiuterà  a far si che sia naturale per lui cercarne di nuovi, tuffarsi nelle pagine delle mille storie, impadronendosi giorno dopo giorno di sempre più vo aboli e costruzioni, arricchendo senza accorgersene la sua proprietà di linguaggio, di costruzione grammaticale, di abilità nell'esprimere i propri pensieri. Rafafele Arigliani da  Ragagele Arigliani Il libro e il bambino Città Nuova  n.10 - 2007  

La Preside Maria Monaco Parascandola

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  La preside Maria Parascandola Monaco in terza fina (la prima da sinistra)    Fu la Preside Maria Monaco Parascandola ad accoglierci il primo giorno di Scuola Media, in un pomeriggio di sole ottombrino. L'atmosfera era solenne e tetra insieme: un'aula rettangolare del secondo piano dell'imponente frabbricato, le cui finestre affacciavano su un lussureggiante giardino. Come sempre il nuovo mi atterriva più che entusiasmarmi.    Lo sguardo e la mia mente erano rivolti a quella figura alta   e austera che era entrata in aula con compunzione, quasi senza far rumore e con movimenti misurati e docili mentre ci rivolgeva il saluto con un accenno di sorriso:    "Benvenuti nella scuola media! Oggi per voi è l'ingresso nella scuola che vi aprirà le porte per il futuro. Avrete i vostri insegnanti,   uno per ciascuna   disciplina. La docente di italiano non è stata ancora nominata dal Provveditore agli Studi e pertanto la sostituirò io in attesa che arrivi quanto prima. I