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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

Come difenderci dalle baby gang

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Le baby gang sono un incubo. Dobbiamo inasprire le pene e diminuire l’età di carcerabilità?  Sergio    Alla televisione ormai ci stiamo abituando ad osservare atti vandalici e violenti da parte di ragazzi di 12, 13, 14, 15, 16 anni. Questo è agghiacciante. Cos’è una baby gang? È costituita per lo più da ragazzi, per lo più maschi, che manifestano la volontà di rompere, aggredire, violentare persone e cose. Anzi possiamo ridefinirla così: ragazzi che aggrediscono la realtà, perché fanno fatica a stare nella loro realtà.  Aggrediscono perché non sanno stare nella propria interiorità. Provano disagio e noia perché non conoscono se stessi, non sono capaci di introspezione e interiorità. Si affermano rompendo e aggredendo. Tutto ciò è desolante e preoccupante, perché rischiano di vivere fuori di sé pensando di essere superiori a tutto, mentre invece sono incapaci di relazionarsi alla vita, alle persone, alle cose. Insomma sono ragazzi superficiali che compiono atti vandalici

Nella relazione di coppia esercitare la pazienza

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Massimiliano Varrese e Valentina Melis   Essere pazienti non significa lasciare che ci maltrattino continuamente, o tollerare aggressioni  fisiche, o permettere che ci trattino come oggetti. Il problema si pone quando pretendiamo che le relazioni siano idilliache o che le persone siano perfette, o quando ci collochiamo al centro ed aspettiamo unicamente che si faccia la nostra volontà. Allora tutto ci spazientisce, tutto ci porta a reagire con aggressività. Se non coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e alla fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali incapaci di dominare gli impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia. Questa pazienza si rafforza quando riconosco che anche l’altro possiede il diritto a vivere su questa terra  insieme a me, così com’è. Non importa se è un fastidio per me, se altera i miei piani, se mi molesta col suo modo di esse

Uno studente ferisce la professoressa

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Entro in merito a quanto è accaduto  nella scuola di Santa Maria a Vico: uno studente ferisce con un coltello la propria insegnante. E' sicuramente un episodio molto grave che ci fa comprendere la reale difficoltà in cui tanti insegnanti sono costretti a vivere oggi la propria professione. Purtroppo la “buona scuola” nel suo tentativo molto debole di salvare l’Istituzione scolastica ha dimenticato  un aspetto che Armida Filippelli nel suo articolo  Perché esplode la violenza in classe su la Repubblica  del 2 febbraio 2018 ha bene evidenziato: il bisogno di relazione. Dove si insegna questo bene essenziale, soprattutto nella vita dei giovani? Quasi da nessuna parte. Si contano sulle dita le scuole in Italia che prima delle competenze pongono  al primo posto la comunicazione non violenta e la formazione al bene relazionale. Come sottolinea la Filippelli, i ragazzi difficile sono quelli che più degli altri cercano questo bene in famiglia e nella Scuola con i docenti: “Forse