La Scuola può distruggere o arricchire la vita dei nostri figli
Ogni ragazzo che entra nella Scuola merita accoglienza, disponibilità, incoraggiamento e valorizzazione, in qualunque condizione psico-fisica egli si trovi.
A tal fine ogni docente
considererà l’alunno una risorsa e non pietra di inciampo, anche nei
casi estremi.
Se nella società esistono disfunzioni, emarginazioni, comportamenti
disarmonici o violenti, inevitabilmente essi saranno presenti nella Scuola
che è la prima grande esperienza sociale dei nostri figli.
Pertanto i docenti sono chiamati primariamente a farsi carico di tali disfunzioni, creando un vero rapporto educativo con lo studente,
Un rapporto fatto di conoscenza reciproca, di condivisione,
di ascolto e di ricerca comune.
Sarà fondamentale,
poi, progettare insieme il lavoro
scolastico, stabilendo un’opportuna programmazione, regole comportamentali condivise, e realizzando così quella necessaria
dimensione di reciprocità senza la quale non c’è vero processo educativo.
Senza dar voce agli studenti e senza una vera esperienza relazionale la Scuola non c'è: l’alunno deve sentirsi protagonista attivo di ogni segmento di vita scolastica.
Il tempo-scuola deve diventare esperienza vitale di arricchimento vicendevole, nella prospettiva del dialogo e dell’ incontro premessa per la costruzione di quel bene relazionale, necessario in ogni esperienza umana.
Se tutto questo non si realizza, la Scuola può annientare la vita
dei nostri figli, distruggendo la loro integrità e vanificando impegno, fantasia, interessi e gioia di
vivere, e provocando spesso comportamenti antisociali.
Pasquale Lubrano Lavadera
autore di Signurì Signurì - tra gli scolari della Napoli che non conta e I ragazzi non sanno odiare
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