Quando un bambino non vuole studiare



Sono molto indignata per la facilità con cui i nostri bambini vengono giudicati e "torturati" psicologicamente. E non sto esagerando! Perché la tortura non è solo quella fisica, ma anche e ai nostri giorni soprattutto, quella psicologica.
Viviamo in una società molto superficiale, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo nei confronti dei nostri bambini e delle nostre bambine, ci spingono a conclusioni affrettate sulle loro potenzialità e capacità cognitive, purché ci sollevino dall'incombenza di seguirli negli studi.
Troppo spesso i genitori mi portano i loro figli emotivamene avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi. Arrivano da me dicendomi che il loro bambino o la loro bambina ha difficoltà nello studio; che piange perché non vuole studiare, che non vuole andare a scuola. Me li portano dicendomi che l'insegnante gli ha detto che sicuramente ha qualche problema cognitivo, e quando arrivano da me hanno fatto già percorsi con il logopedista e il più delle volte il medico gli ha certificato un ritardo nell'apprendimento.
Nel 99% dei casi il bambino o la bambina non ha niente, recuperando nel giro di un anno scolastico tutte le carenze.
Il vero problema è nel rapporto con i genitori, con la maestra o con i compagni di classe...
Quasi sempre  il problema scolastico ha le sue profonde radici nel rapporto umano. Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, ma con coraggio valutiamo il rapporto che  quel bambino ha con i genitori, con la maestra, prima ancora di intraprendere un percorso diagnostico, che in quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e comunque a una malattia e quindi a una diversità dai compagni di scuola.
 Tiziana Cristofari

da Cristiana Cristofari in www.figlimeravigliosi.it

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