Eduardo De Filippo: Accoglienza e disponibilità
Eduardo de Filippo |
Eduardo De Filippo nacque a Napoli il 24
maggio 1900 dall’unione del più grande attore-autore-regista e capocomico
napoletano di quell’epoca, Eduardo Scarpetta, con Luisa de Filippo, nubile.
Solo a undici anni seppe che era figlio
di padre ignoto e fu un grosso shock.
Un'infanzia difficile, che sicuramente
influenzò il suo temperamento e la sua poetica di scrittore di teatro.
Anche il rapporto difficile che instaurò con
Napoli, e che lo indusse a lasciarla definitivamente nel dopoguerra, fu
determinato da quel rapporto ambiguo con una paternità non riconosciuta ma
sempre incombente e plateale.
Tuttavia Napoli sarebbe rimasta per sempre
nel suo sangue di artista ad ispirarlo
con i suoi umori popolari e fantastici, con i suoi colori, ma soprattutto con
le sue piccole e grandi tragedie.
Vi ritornò nel 1948, per comprare ciò che
restava del teatro San Ferdinando distrutto dai bombardamenti.
Un altro ritorno nel 1958, quando venne
incaricato di dirigere il Teatro Stabile Napoletano.
Non dimenticò mai la sua città, quell’humus
variegato di innocenza e furbizia, di splendore e miseria, di ingenuità ed
inganno che gli aveva ispirato e continuava ad ispirargli i testi delle sue
commedie.
Come pure non dimenticava di menzionare i
mali secolari che toccavano la famiglia, gli anziani, i reclusi, i bambini dei
quartieri, i senza tetto, i diseredati, ai quali pure bisognava dare risposte.
Quel realismo magico e popolare insieme,
venato di ironia e di commossa partecipazione, delle sue commedie, nasceva
proprio da questo amore per l’uomo della
sua città che egli seppe sempre più esprimere compiutamente
nei dialoghi serrati,
nel fraseggiare assorto e sapiente
reso nel tempo sempre più in maniera essenziale,
tanto da lasciare allo sguardo e alle movenze del
corpo
più che alla parola
la possibilità di comunicare
in quel “silenzio parlante"
cifra assoluta
della sua arte.
Negli anni in cui fu Senatore a vita,
intervenne a favore dei minorenni rinchiusi nel famoso carcere Filangieri. Un'indicazione
precisa, dell’uomo e dell’artista, che sempre aveva guardato con attenzione le
nuove generazioni, alle quali voleva trasmettere fiducia e speranza nel
futuro.
Era il 1966, studente universitario, mi
trovavo in piena crisi con gli studi.
Da poco la televisione aveva trasmesso la
serie delle commedie di Eduardo De Filippo, per me una scoperta e un’emozione
tra le più grandi.
Appassionato
da sempre del teatro, pensai che quell’uomo poteva tirarmi fuori dalle secche in
cui mi trovavo e, perché no, introdurmi nel suo mondo.
Mi
recai così al San Ferdinando per chiedere un appuntamento col maestro.
Neanche
ci speravo.
Invece,
inaspettata, dopo qualche tempo, mi giunse la convocazione per un pomeriggio
alle ore diciassette proprio al san Ferdinando.
Cosa
avrei raccontato al grande Eduardo?
Sarebbe
bastato dirgli della mia passione per il teatro e delle mie piccole esperienze
di filodrammatiche procidane e chiudere così definitivamente con l’Università?
Mi presentai, deciso ad esprimergli la mia
ammirazione per la sua arte ma anche a consegnargli la mia richiesta.
Il maestro mi aspettava nel camerino del
teatro, dove si stava preparando per andare in scena in Berretti a Sonagli.
-
Permesso?
-
Prego prego… si accomodi.
Rimasi in piedi mentre lui si sistemava alla
meglio il collo della camicia.
Superando
l’emozione gli raccontai della mia difficoltà negli studi e del desiderio di
recitare nella sua compagnia, dopo aver visto le sue commedie in TV.
Alla sua domanda se avevo già esperienza di
teatro, gli elencai quelle due o tre cose che avevo fatto nelle filodrammatiche.
Mi seguì con attenzione fissandomi negli
occhi poi, quando ebbi finito, con un fare pacato aggiunse.
- Quindi
solo filodrammatica?…La mia compagnia è al completo e non abbiamo ancora una
scuola per giovani che vogliono intraprendere questo lavoro – poi, dopo una
pausa - lasci però in segreterie le sue indicazioni al ragioniere.
Mentre mi tendeva la mano per salutarmi, si fermò e fissandomi
di nuovo negli occhi, con fare paterno, aggiunse:
- Le
consiglio di non lasci ancora gli studi, e non si scoraggi così presto. Le
faccio i miei auguri.
Uscii dal suo camerino più emozionato di
quando vi ero entrato, le gambe mi tremavano e quasi mi sembrava di aver
vissuto un sogno.
Mi voltai ancora una volta indietro per
vedere se lui era proprio lì, oltre la porta dalle quale ero uscito.
Sì, lui stava lì. Avevo incontrato il grande
Eduardo.
Ridiscesi la scala a chiocciola, lasciai le
notizie al segretario e mi rituffai nei vicoli di Napoli, stordito ma…stranamente
felice.
Sono ritornato al teatro San Ferdinando anni
dopo, ormai laureato e al mio primo incarico di insegnamento. Questa volta ero
tra il pubblico per applaudire il maestro che metteva in scena Il Sindaco
del rione Sanità, e tra gli applausi gli dicevo il mio grazie per
quell’incontro unico e decisivo.
Pasquale
Lubrano Lavadera
La vita
Eduardo
de Filippo nasce a Napoli il 24 maggio 1900 e a quattro anni esordisce in
teatro nel ruolo di un giapponesino in una commedia di Eduardo Scarpetta. Dal
1913 al 1916 durante l’estate è nella compagnia di Enrico Altieri e poi in
quella di Vincenzo Scarpetta. Richiamato alle armi nei Bersaglieri, scrive il
suo primo testo Farmacia di turno. Lavora con la Compagnia Scarpetta
fino al 1929, e subito dopo con la sorella Titina e il fratello Peppino in
quella del Teatro Nuovo di Napoli. Scrive Sik Sik, l’artefice magico.
Nel 1931 nasce la Compagnia Il Teatro Umoristico I De Filippo e scrive Natale
in casa Cupiello ed altre commedie. Lavora molto in quegli anni anche per
il cinema. Nel 1938 rischia di morire per una grave forma di tipo. Il suo primo
trionfo è nel 1940 a Roma con la commedia Non ti pago. La guerra è
appena passata quando scrive Napoli Milionaria e il 25 marzo 1945 la
commedia viene data con grande successo al San Carlo di Napoli. Il 1946 è
l’anno di Filumena Marturano e di Questi fantasmi tra i
capolavori assoluti di Eduardo che dal 1949 troveranno spazio nella piccola
Biblioteca Scientifica-letteraria della Eimaudi. Nel 1951 la prima raccolta di
poesie Il paese di pulcinella. Nel 1954 termina la costruzione del San
Ferdinando a Napoli da lui voluta con tutte le forze e cominciano le
rappresentazioni delle sue commedie in vari teatri d’Europa. Dirige alcuni film
e tra questi nel 1958 Fortunella da un soggetto di Federico Fellini. Il
1959 è l’anno di Sabato, domenica e lunedì, un vero e proprio trionfo al
Quirino di Roma e poi nei più importanti teatri italiani. Perde nel 1960 la
figlia Luisella di soli 9 anni, e l’anno dopo la moglie. Rimane solo con il
figlio Luca di dodici anni. Nel 1962
inizia una lunga tournée in Ungheria, URSS, Polonia, Austria e Belgio e nel
1963 registra per la televisione alcune sue importanti commedie, evento che
contribuisce a creare il mito popolare di Eduardo. Nel 1969 vince il Premio
Simoni per il teatro e nel 1973 scrive Gli esami non finiscono mai.
L’Università di Birmingham gli conferisce nel 1977 la Laurea Honoris Causa .
Nel 1980 tiene ad Arese un grande recital per gli operai dell’Alfa Romeo, un
incontro eccezionale che vede uniti due mondi generalmente separati. Nel 1982
viene nominato Senatore e vita e nel suo primo discorso, lungamente applaudito,
chiede l’impegno di tutti i politici per i minorenni e in particolar modo per i
minorenni deviati. Nel 1983, nonostante la precarietà della salute, traduce in
dialetto napoletano La tempesta di Shakespeare e sogna di
rappresentarla. Muore a Roma il 31 ottobre del 1984. La salma è esposta in
Senato e oltre 30 mila persone gli rendono omaggio. Il 3 novembre i funerali di
Stato a San Giovanni in Laterano.
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