PERCHE' LA SCUOLA NON BOCCIA MAI!


La parola "bocciare", usata nel linguaggio scolastico ha determinato molti equivoci. 
Dal dizionario Palazzi alla voce "bocciare" leggiamo:  "Colpire con la propria boccia quella dell'avversario" oppure "respingere".  
"Colpire" e "respingere", due significati tipicamente guerreschi, che non hanno senso in una scuola che deve formare, istruire, accompagnare, guidare, stimolare, accudire, in una parola promuovere la persona umana in tutte le sue sfaccettature.
Molto probabilmente  la scuola è caduta in questo errore nel passato perché per secoli la società si è strutturata sul sistema di dominazione; sistema che usava al suo interno la classificazione, il giudizio, la punizione, il senso di colpa, il conflitto, la bocciatura.
Anche la scuola molto probabilmente si strutturava sullo stesso modelli e quindi i ragazzi venivano classificati, giudicati e, se il giudizio risultava negativo, venivano tranquillamente respinti o bocciati, come se essi fossero avversari da colpire o da allontanare.

La rivoluzione francese mise in forte discussione il principio di dominazione, ma gli stessi uomini che avevano intuito che la società andava strutturata sull'uguaglianza di tutti gli esseri umani, sulla libertà personale, e sul rapporto di fraternità, purtroppo, essendo cresciuti in una società violenta e militaresca, pur affermando  principi più che giusti, non riuscirono a viverli e ci fu quel tragico periodo del "terrore" che sembrò vanificare quanto era stato affermato.
Solo molti anni dopo si arrivò a vedere quei principi applicati. Anche in Italia, dopo secoli di dominio incontrastato della monarchia e della dittatura, siamo arrivati alla democrazia solo negli anni 50 e, ancora oggi, essa non è diventata cultura dell'intero popolo italiano.
La scuola, in fondo è figlia del suo tempo  e ha ondeggiato nell' ultimo secolo  tra dominazione e spirito democratico per cui al suo interno asistono ancora oggi  atteggiamenti contraddittori.
Averla poi trasformata in un'azienda, aumentando il potere del Dirigente, a parer mio,  ha determinato un grosso passo falso  riportando la scuola insietro di secoli  e vanificando quelle conquiste che due italiani avevano raggiunto per l'intero sistema scolastico: Maria Montessori e Don Lorenzo Milani.
La scuola non "boccia" mai ma "promuove" l'uomo nel rispetto delle sue diversità, gli si mette accanto nelle fasi più delicate della vita e accompagna la sua crescita e la sua formazione culturale e umana. E se  un ragazzo trova difficoltà nel suo cammino  va rispettato come tutti, ed aiutato a capire come superare quegli ostacoli.
Logicamente il sistema scolastico per classi, così come si struttura oggi, non è funzionale a una tale visione della scuola, e non risponde ancora alle esigenze costituzionali di una società democratica. 
Esso, però, lasciando libertà al docente nella metodologia, ha molto spesso sperimentatao percorsi nuovi e alternativi. Ma il più delle volte  è rimasto ancorato ad un uno schema rigido di vecchio stampo.
Si riparla infatti  di severità ed anche di bocciature come di valori pedagogici da ripristinare.
Don Lorenzo Milani  aveva abolito classi,  voti e registri e cercava di par comprendere ai suoi allievi il valore dello studio e quei ragazzi che raggiungevano per primi gli obiettivi didattici diventavano colloboratori del docente per aiutare  i compagni in difficoltà. Purtroppo la nostra scuola Italiana è ancora  molto lontana da una tale visione.

In una scuola media della periferia napoletana, dove ho insegnato fine anni novanta 90, vigeva l'imperativo della bocciatura come sistema, In prima media trovai ragazzetti di 11 anni e ragazzoni di 14-15 anni, bocciati fino a 3 volte. 
Quando posi il problema nel Collegio docenti, mi guardarono tutti come se fossi stato un marziano. 
Poi un collega  con sincerità mi disse: "Ma mica possiamo promuovere i delinquenti!"
E i "delinquenti" bocciati restavano tali, anzi crescevano  nel delinquere e ogni notte un'aula di quella scuola veniva distrutta da un lancio di sassi che frantumava vetri e suppellettili." Una notte capitò anche nella mia aula.

Sia però ben chiaro che "promuovere" non significa  abbassamento degli obiettibi prefissati. Don Lorenzo Milano esigeva molto impegno dai suoi alunni e li mandava a sostenere gli esami nelle scuole pubbliche, solo quando riteneva che la loro istruzione era adeguata al titolo da conseguire.

Pasquale Lubrano Lavadera

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