I compiti a casa? discutiamone!
Cominciamo col dire che il
tempo scolastico si è allungato e che ai ragazzi tempo a casa non ne resta, se
non per i giochi, necessari quanto i compiti a casa, soprattutto se fatti coi
compagni.
Evidentemente, questo è un
discorso che non viene compreso da chi ritiene che il compito della scuola sia
l’insegnamento e che l’insegnamento non sia altro che la lezione (dal
latino lectio, leggere, perché all’inizio, in mancanza di libri, la
lezione era lettura del libro da parte del docente): la scuola è nata dalla
cattedrale medioevale, nella quale il pontefice, dall’alto della cattedra, leggeva
i libri sacri scritti su cartapecora).
Ma tale è rimasta dopo
Gutenberg e tale è rimasta oggi dopo la linotype e dopo l’invenzione delle
tecnologie informatiche che consentono la stampa dei libri a bassissimo prezzo,
se non la lettura dei libri su apparecchi informatici.
Ma ciò importa poco, perché le
moderne metodologie dell’insegnamento/apprendimento sono cambiate e,
con esse, il ruolo dei docenti.
Al posto del docente che fa
lezione col libro di testo, a viva voce o con le LIM, strumento informatico di scarsissimo
valore ma enormemente enfatizzato per scopi diversi da quelli
dell’apprendimento o, meglio, della formazione.
La socio psicopedagogia
moderna propone un diverso modello di lezione-apprendimento.
Scrive il Piaget: <<La
reale comprensione di una nozione, o di una teoria, implica la reinvenzione di
questa teoria da parte dei soggetti... Naturalmente ciò non significa che
l'insegnante non abbia più alcun ruolo da coprire, ma che il suo compito è meno
quello di una persona che dà "lezione" quanto piuttosto quello
di una persona che organizza situazioni che destano la curiosità e la
voglia del fanciullo di ricercare la soluzione, e che favorisce un tale
comportamento per mezzo di dispositivi appropriati...>>.
E Clayton la descrive così:
<<si può tracciare il
seguente modello dell'attività dell'insegnante:
Egli:
1.determina i risultati
auspicati;
2.esamina lo scolaro e valuta
il suo livello effettivo di apprendimento;
3.specifica gli obiettivi
dell'insegnamento alla luce dei punti 1) e 2);
4.seleziona le informazioni, i
temi di studio e mette a punto i metodi;
5.impegna lo scolaro in
attività che presume lo portino all'apprendimento;
6.dirige e guida le attività
di apprendimento;
7.crea situazioni che
permettano di utilizzare gli apprendimenti acquisiti;
8.valuta i risultati del
processo>>.
Non più, quindi lezione (lectio)
o insegnamento o spiegazione, ma le attività di apprendimento,
quelle che nella Riforma Moratti venivano chiamate unità di apprendimento,
peraltro teorizzate e realizzate già nel 1907 da Maria Montessori nella Case
dei bambini.
Ma i docenti continuano a fare
lezioni, spiegazioni, esposizioni, utilizzando o non utilizzando i libri di
testo, non importa se cartacei o digitali, alle quali debbono far seguito
i compiti a casa degli alunni.
Prima osservazione: se lo
studente ha compreso, reinventando le conoscenze, ha scarso bisogno di
compiti, seppure presentati come nuove reinvenzioni, riscoperte,
riapprendimenti.
Se l’alunno non ha
capito, a nulla servono i compiti.
Se abbiamo combattuto una
battaglia per la riduzione delle ore di lavoro degli operai, ai giovani
vogliamo imporre una giornata piena di impegni scolastici?
E il tempo libero, pur
esso educativo?
Ma il ritenere è necessario,
come precisava anche Dante:
<<Apri la mente a quel
ch'io ti paleso
e fermalvi entro; ché non
fa scienza,
sanza lo ritenere, avere
inteso>>.
Tuttavia,
ricordare senza aver compreso è la cosa più stupida ed insignificante che si
possa prevedere.
Lo studio, alla pari degli
esercizi in palestra, va inteso come strumento di crescita: diventare
uomini! Diventare “grandi”, adulti, questa è l’aspirazione di ogni
cucciolo d’uomo!
Dentro le aule si deve formare
l’homo sapiens, ma anche l’homo habilis e l’homo patiens.
In tal senso, nella scuola i
bambini ed i giovani si alimentano di cultura (sapere, saper fare e saper
essere) e crescono, diventano alunni (alunno, colui che si
alimenta e quindi cresce) e nello stesso tempo diventano studenti (Da studium,
amore: amanti del sapere, filosofi).
Allora, per imparare occorre:
1) innanzitutto
una forte motivazione;
2) occorre
predisporre situazioni nelle quali gli alunni possano reinventare conoscenze e
attraverso queste formare le loro capacità e atteggiamenti (istruzione
educativa).
A tal fine la scuola cambia la
sua fisionomia: da aula con cattedra sulla pedana si trasforma in aula
laboratorio (cfr le CASE DEI BAMBINI della Montessori), nella quale
gli studenti possono reinventare, ricostruire, scoprire le conoscenze (sapere)
e, attraverso queste attività, maturare competenze (capacità, saper
fare) e soprattutto atteggiamenti (saper essere).
Questa la più aggiornata
visione dei processi di apprendimento che si sostituiscono ai processi di
insegnamento, fondati sulla lezione e sui compiti a casa.
Certo, restano i problemi
dell’organizzazione della scuola, ma di questo abbiamo parlato e parleremo
ancora.
Umberto Tenuta
Per chi volesse leggere l’intero
articolo può cercare su internet: Educazione&scuola COMPITI A CASA di
Umberto Tenuta Un problema di grande attualità
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