UNA SCUOLA DELL'OBBLIGO SPESSO FUORI STRADA
Il bene relazionale obiettivo primario di ogni scuola |
Una
scuola dell’obbligo fatta a “brandelli” da alcune direttive che hanno spesso dimenticato la formazione
spirituale e umana della persona, la crescita del bene relazionale e la
comunicazione empatica, a tutto vantaggio di un tecnicismo supercompetitivo, finalizzato al raggiungimento di livelli standard imposti da una società che punta in
maniera quasi esclusiva al profitto.
Fermiamoci
solo su uno degli aspetti più controversi: i compiti a casa.
Si
fa un gran parlare di questi benedetti o maledetti compiti a casa. C’è chi li
vuole e chi li odia. Di fatto tranne
eccezioni per “tempi prolungati o pieni” i nostri ragazzetti di scuola
elementare e media, sono invitati a svolgere spesso valanghe di compiti a casa.
La qualcosa non costituisce problema per quei ragazzetti che apprendono
facilmente le nozioni e riescono in breve tempo a svolgere questi compiti. Il problema si pone
per chi ha invece un approccio più problematico con l’apprendimento. Questi acquisiscono più
lentamente i contenuti e spesso a casa
trovano forti difficoltà nello svolgere tali compiti e, nel migliore dei
casi, sono costretti a ricorrere al
genitore, che tante volte ne sa meno del ragazzo.
Solo
a mo’ d’esempio. La mia nipotina di quarta elementare, ferma dinanzi a un
grafico su assi cartesiani, doveva
rispondere alla domanda del testo e dire se si trattava di un ideogramma,
un aerogramma o un istogramma. Io non ricordo quando ho incontrato nel mio
percorso scolastico gli assi cartesiani, ma certamente non in 4 elementare. Sempre di questa nipotina riporto qui di
seguito l’assegno per il giorno 30 novembre 2017: Storia: leggi e impara pagina 16-17.
Scienze: studia cellula animale e vegetale e i 5 regni (sussidiario pag
174-175-176- 178) Libro Mappe pag. 46; sul quaderno tutti gli schemi più il
vocabolario scientifico. Italiano: Impara il nome pag.26-27 e analizza le seguenti parole:
Mamma, gatto, finestrino, aspirapolvere, pianoforte, cucchiaino.
Solo
qualche giorno prima la sorellina più grande,
in prima media, stava impazzendo davanti
a questo problema. “Gli alunni di
corso B sono in tutto 68. Gli alunni di terza media sono 3 in meno rispetto
agli alunni di prima e questi sono 1 in più di quelli di seconda. Determinare
gli alunni del Corso B per ogni singola classe.” I genitori corsi in suo aiuto logicamente si sono arresi ed hanno alzato le
mani, ma non hanno avuto il coraggio di manifestare il loro disappunto agli
insegnanti.
Sì,
penso che una vera e propria “sfida” è in atto tra una presunta SCUOLA e questi
ragazzetti che avrebbero invece bisogno, da parte della vera SCUOLA, di
accompagnamento, di rispetto per i loro più lenti ritmi di apprendimento, di complice maturazione di obiettivi senza per
questo sentirsi incapaci o classificati di retroguardia, e non ultimo di
sostegno psicologico lì dove si sono evidenziate problematiche e dinamiche relazionali difficili.
Pensiamo
seriamente che una tale situazione, che si registra un po’ dovunque, tranne nelle
cosiddette “Scuole senza zaino” e nelle classi ad indirizzo MONTESSORI e nelle classi a tempo pieno, sia più
che mai anticostituzionale perché avvilisce la dignità di ogni singolo ragazzo e delle relative
famiglie che, si sentono, tante volte, impotenti dinanzi a questa vera e propria
montagna da scalare.
Un
tempo si condivideva un’affermazione: “I programmi e gli obiettivi didattici nella scuola dell’obbligo
vanno fissati tenendo conto della situazione di partenza della classe e dei
singoli allievi.” Penso che oggi una tale affermazione sia caduta in disuso.
Don
Milani premiava i ragazzi che avevano ritmi di apprendimento rapido non con il voto, ma nominandoli suoi collaboratori e li metteva accanto agli
altri compagni in difficoltà affinchè anche questi, con l’aiuto e il sostegno, potessero raggiungere il livello minimo degli obiettivi prefissati. Testimonianza di una visone
umanissima di una vera SCUOLA, che supera l’individualismo scolastico e mette al
bando la competitività, per offrire a ciascun
ragazzo l’opportunità di crescere e progredire, dando grande valore al processo
di apprendimento più che al risultato finale, sviluppando in tal modo la capacità di costruire un lavoro di squadra nella collaborazione e nella ricerca comune.
Le
prove INVALSI così come, in genere, vengono recepite, accolte ed enfatizzate,
offendono la grande missione della vera SCUOLA dell’obbligo che deve essere “per
tutti e a misura di ciascuno”.
Scegliere
libri super potenziati (una quantità eccessiva anche per le elementari), puntare a programmi vasti, alle eccellenze, alla competitività,
assegnare molti compiti a casa è “come sparare colpi di cannoni” sugli alunni.
Abbiamo forse dimenticato che il ragazzo, ogni ragazzo, ha diritto di sviluppare le sue capacità a scuola, ad apprendere a scuola, a formarsi una coscienza civica a scuola, secondo i propri ritmi e l'individuale processo evolutivo. L’approfondimento personale, che sottolinea il valore di eventuali esercitazioni a casa, deve
avvenire quando il ragazzo ha appreso già l’argomento, non prima.
I genitori non dovrebbero accostarsi ai propri figli quando chiedono aiuto, perché in tal modo avallano la carenza dell'istituzione scolastica e impediscono ad essa di assumersi fino in fondo le proprie responsabilità
"Ma
c’è il programma da svolgere", afferma qualche docente, "per cui non si può
perdere troppo tempo." Si
c’è il programma ma esso è un mezzo e non il fine. Il programma è a servizio
del ragazzo e non viceversa. Non
si può ridurre il tempo di apprendimento perché c’è il programma da svolgere… Lo ripeto: la scuola dell’obbligo è una scuola per tutti e a misura di ciascuno.
Ho seri motivi per pensare che l'organo istituzionale che ha introdotto le prove INVALSI non ha tenuto in debito conto tutto questo e ha
deformato il sistema scolastico La Scuola è diventata una sorta di "azienda" in
cui bisogna produrre un tot al giorno, per cui se un operaio rallenta
il processo di produzione viene scartato e ritenuto non adatto a quel lavoro. E se una Scuola non raggiunge certi livelli nelle prove INVALSI, per il principio della trasparenza, deve affiggere questi risultati all'ingresso della scuola, affinché i genitori possono liberamente "scartare" questa scuola.
Ma è possibile che in un paese democratico si accetti un sistema così "sfacciatamente e subdolamente discriminante"? che indirettamente premi una scuola che per le INVASI ha raggiunto il top e mortifichi una scuola che ha dovuto fermarsi a livelli più bassi?
A parer nostro un tale sistema è la distruzione di quella che deve essere la
scuola dell’obbligo. Dobbiamo pertanto metterci insieme tutti: docenti,
insegnanti e dirigenti, per riportarla a quei valori nobili che sono alla base della nostra Costituzione e della scuola italiana.
Pasquale
Lubrano lavadera
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