Credevamo di aver costruito una buona relazione e invece....


Ogni lingua, sia parlata che scritta, è resa possibile dall'esistenza di una grammatica, cioè da un insieme di convenzioni e di norme che garantiscono ad essa stabilità e coerenza. Grazie all'esistenza di queste "regole condivise", la lingua diventa uno strumento indispensabile per gli uomini che ne fanno uso e che attraverso di essa si manifestano a vicenda i loro pensieri, i loro sentimenti, le loro emozioni.
Si potrebbe ipotizzare che, al pari del linguaggio, anche il "linguaggio relazionale" possieda una sua specifica "grammatica", cioè un insieme di "regole" seguendo le quali sia possibile favorire fra gli esseri umani rapporti più adeguati, più "sani", più evoluti e congruenti....
In realtà più che di "regole" in senso rigidamente normativo o prescrittivo, vorrei soffermare l'attenzione del lettore su specifiche "competenze" e "attitudini", su particolari "atteggiamenti" che, se validamente acquisiti, possono orientare e "regolare" in modo adeguato la nostra vita relazionale, favorendone la qualità sul piano della salute mentale e l'efficacia sul versante della funzionalità.
Se volessi, dunque, ipotizzare un elenco sintetico ed essenziale di queste "regole" o "atteggiamenti", esso dovrebbe includere le seguenti proposizioni: 1. essere consapevoli delle proprie e altri emozioni;  2. essere in grado di "leggere" la propria e l'altrui intenzionalità; 3. esprimere azioni congruenti; 4. promuovere e sostenere relazioni di reciprocità; 5. saper "decodificare" e gestire i confitti; 6. riconoscere i tempi della relazione .

Pietro. A. Cavaleri

da Pietro A. Cavaleri, Vivere con l'altro, Città Nuova Editore

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