CONTINUA L'ACCANIMENTO COMPITI A CASA nonostante il Coronavirus
Non comprendo questa smania quasi ossessiva di assegnare
compiti scolastici a distanza per vie telematiche, che molte scuole,in questi
giorni di interruzione delle attività didattiche a causa del Coronavirus. Lo si può comprendere per le scuole superiori ma non per la fascia dell'obbligo.
Tale smania ci rivela che
in queste scuole ancora prevale il sistema " lezioni e compiti ", ormai superato dalle
più avanzate ricerche pedagogiche, a tutto scapito della grave funzione
formativa e inclusiva a cui la scuola è chiamata.
"La scuola, scrive Patrizia Bertoncelli deve essere un
luogo significativo per ciascuno degli alunni e a tutti deve essere possibile
farne parte con modalità partecipative attive coinvolgenti in coerenza con la
crescita armonica e integrale, e di
realizzazione personale piena."[1]
Pensare che in questo dramma sociale collettivo che le
famiglie italiane oggi vivono a causa del Coronavirus la scuola debba preoccuparsi di tenere impegnati i ragazzi nelle singole discipline
con la somministrazione di compiti scolastici, è a parer mio anacronistico e
deformante, in un momento di cosi alta
tensione, con le numerose limitazioni messe in campo per evitare il contaggio, con la
preoccupazione quotidiana di affrontare la vita, con genitori spesso impegnati nel lavoro, è
un vero controsenso.
I docenti se vogliono possono offrire indicazioni,
riflessioni, lavori creativi ma come opportunità e non come
obbligo, perché tra l'altro la maggior parte degli alunni di oggi - lo sappiamo
bene - non riesce sempre a eseguire i compiti senza un aiuto accanto.
Se la scuola è la palestra formativa per eccellenza dovrebbe
in questo momento aiutare i ragazzi e i giovani a comprendere come vivere le
difficoltà di oggi in una realtà sociale molto precaria.
Per esempio aiutare gli alunni a riscoprire il senso della
vera solidarietà nella vita di famiglia e la responsabilità sociale all'esterno.
Aiutare i ragazzi a scoprire il valore della condivisone, del rispetto
ambientale, del sostegno morale. Aiutare i giovani a celebrare la vita che
ritorna dopo la malattia e a celebrare le perdite. Aiutare tutti ad essere creativi
nelle difficolta cercando soluzioni ai problemi che si presentano, dando
significato alle cose e alle piccole o grandi azioni. Aiutare i giovani ad
accettare le limitazioni, a scoprire il senso della comunità, a contribuire ad
arricchire la vita dei propri cari, a supportare situazioni lì dove si
manifestano fragilità e carenze.
Obiettivi fondamentali questi che la scuola dovrebbe
perseguire, in modi nuovi e originali, in ogni luogo e in ogni tempo, e in special
modo nel tempo di oggi per sconfiggere le conseguenze psicologiche negative che
la situazione del Coronaviris può produrre in grande e piccoli.
Questo sinceramente mi sarei aspettato dalla scuola e non
altro. Può darsi che alcune scuole lo stiano facendo. Me ne rallegro e le
ringrazio vivamente.
Pasquale Lubrano Lavadera
[1] Dossier
"SCUOLA" a cura di Sara Fornaro, Città Nuova 2019
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