COME USCIRE DALLA CRISI CULTURALE DI OGGI
Di fronte agli scenari di guerra e di violenza che stanno dilaniando popoli
interi, si parla spesso della crisi della cultura e si fanno tante analisi, e
si annunciano proposte, alcune condivisibili altre no.
In tale panorama sento l'urgenza di sottoporre all'attenzione di tutti due
esperienze legate a due personaggi che hanno segnato la cultura italiana nel
secondo novecento.
La prima è intimamente legata a Eugenio Scalfari, il fondatore di "La
Repubblica" un giornale che si è imposto sulla scena italiana e che ha
perseguito obiettivi culturali ben precisi. Si possono condividere o meno, ma è
innegabile che essi hanno portato un grande fermento di idee innovative in
campo giornalistico e non solo. Il progetto non si è limitato al giornale ma ha
creato spazi di confronto con grandi manifestazioni nazionali nelle nostre
città, ha promosso letteratura, pedagogia, filosofia spettacolo ... Ma tutto
ciò non sarebbe bastato, dal punto di vista culturale, se non ci fosse stato
una profonda alleanza di valori e di scelte che ha animato e che continua ad
animare uomini e donne protagonisti del progetto. In particolare colpisce la
grande attenzione che "La Repubblica" dona ai padri nobili del
progetto, ossia ai protagonisti della prima ora, ai cosiddetti
"nonni".
La crisi di tante case editrici, di testate giornalistiche nasce spesso da
questa mancata alleanza fra quanti vi lavorano o vi hanno lavorato, la viva
partecipazione ad un progetto comune, il sentirsi realmente in una
"casa" ossia in un luogo specifico che crea legami professionali e
umani, dove ci si prende cura gli uni degli altri non mettendo mai nell'angolo
come scarti i protagonisti della prima ora, perché senza di loro il presente
non ci sarebbe stato e neanche il futuro. Ed è stato necessario e utile che
Scalfari abbia avidenziato tutto questo in uno degli ultimi editoriali.
Il secondo personaggio è un filosofo siciliano Giuseppe Maria Zanghì, meno noto
nel panorama italiano per la sua vita silenziosa e meditativa. Egli, fra i
primi collaboratori di Chiara Lubich, ha contribuito fortemente a creare un
legame fra la prima generazione del Movimento dei Focolari presente in tutto il
mondo e la seconda, affinché quel sogno di un mondo unito e in pace che la
Lubich aveva coltivato durante l'ultima guerra fosse tenuto acceso anche per il
futuro. A tal fine egli ha diretto la rivista culturale "Nuova
Umanità" che, fin dal suo apparire, ha sottolineato le condizioni
essenziali in ogni ambito, politico economico ambientale scientifico... per un
vero sviluppo culturale. Se la libertà e l'uguaglianae, apparse da subito
fondamenti della cultura contemporanea, erano riuscite a imporsi in larghi
stradi della società, non così era avvenuto per il principio della fraternità.
Pertanto Zanghi ha riproposto il valore della fraternita, vissuto concretamente
nell'esperienza quotidiana, attraverso un confronto e un dialogo rispettoso
delle diversità, fattore indispensabile per un autentico avanzamento culturale
nella libertà e nell'uguaglianza, con lo sguardo rivolto ad un orizzonte di
pace e unità fra tutti gli uomini. Sono nati da quella rivista molti testi di
spiritualità. di sociologia di economia che hanno aperto prospettive molto
innovative sia a livello individuale che collettivo.
Due esperiEnze di vasto respiro che offrono paradigmi concreti per dare
risposte alla crisi attuale della cultura, ridotta il più delle volte a
fruizioni di eventi nel circolo mediatico sostenuto dall'economia di Stato o di
lobby economiche di vetero stampo capitalistico.
Le scuole, le case editrici, le universita, i gruppi di ricerca scientifica,
devono ritrovare al loro interno quel bene relazionale senza il quale la
cultura – lo diceva Zanghì fin dal primo numero della sua rivista - muore per asfissia.
E, solo su questa base profonda di reciprocità vissuta che, come afferma oggi
Franz Iandolo, docente presso l'Accademio delle Belle Arti di Napoli, possiamo
ipotizzare il passaggio, fondamentale e indispensabile, dalla cultura dell'IO
alla cultura del NOI, e trasformare così le nostre esperienze in veri
laboratori culturali capaci di offrire all'umanità di oggi le risposte che
tutti aspettano.
Pasquale Lubrano Lavadera
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