La scuola non può punire assegnando compiti.

Un laboratorio di studenti in biblioteca
In alcune scuole ancora vige l'abitudine antididattica, antipedagogica, mustruosa dal punto di vista educativo, di dare per punizione ai ragazzi molti compiti a casa. Addirittutura lo si fa anche alle elementari.
Ridurre i compiti a strumento punitivo  esprime la concezione che la maestra debba punire i comportamenti indisciplimati degli studenti. Lo si facerva quando poco o niente si sapeva della psicologia dell'apprendimento,  che ha avuto un grande sviluppo grazie a Piaget, Rogers, Montessori e tanti altri  in questi ultiumi 50 anni e che ha mostrato i grandi errori fatti dalla scuola del passato, in buona fede senz'altro, ma che oggi non possiamo più ripetere.
La scuola non punisce ma promuove la formazione integrale del bambino del ragazzo e del giovane in una dinamica relazionale dove è previsto l'errore, la valutazione e la correzione. L'errore come diceva Rodari è tappa fondamentale nella crescita dell'individuo.
Si punisce la persona adulta che commette un reato, ma si aggiunge che la punizione deve avere una funzione riabilitativa altrimenti è tortura e violenza. 
Un insegnanate di lettere in prima media invece voleva bocciare un alunno perchè non aveva voluto far niente. Quindi andava punito con un segno forte, allontanato dal gruppo classe per ritrovarsi ripetente  l'anno seguente. Intervenne il preside Fioravanti il quale di fronte all'insistenza dell'insegnanate  le disse: "Lei quindi  vuole dare una punizione al ragazzo perché non ha esercitato la volontà?", "Esattamente" rispose l'insegnante. Allora Fioravanti disse: "Ma lei professoressa sa bene che non si può pretendere la volonta da un ragazzo che non ha ancora sviluppato questa capacità...Prima di insegnare l'italiano lei deve adoperarsi con i suoi colleghi a mettere in atto quegli strumenti necessari per sviluppare la vontontà nel ragazzo...E poi si ricordi professorezza che la punizione a scuola si è rivelata il peggiore espeediente per far crescere la volontà e la responsabilità negli individui...Finanche negli istituti carcerari è in atto una revisione dei sistemi punitivi".
La scuola quindi non punisce, e non punisce con i compiti ma deve catturare l'attenzione, deve stimolare le capacità relazionali, le capacità di apprendimento fin dai p primi anni della primaria come in un gioco. Il ragazzo non deve sentire coarcizione o imposizione ma deve vivere in un cima sereno dove  trova gli stimoli all'apprendimento.
Il rapporto educativo, nelle aule scolastiche, deve essere rapporto di comunione, di condivisione di collaborazione di ricerca comune. E' all'interno di questi rapporti che si situano i contenuti.
Lo diceva Maaria Montessori, lo sperimentava don Milanio, lo dice il decreto della scuola italiana dell'obblico: una scuola per tutti e a misura di ciascuno.
Se deve essere scuola  a misura di ciascuno ecco che il voto è anacronistico perchè la tabelle dovrebbe essere personalizzata per ciascun alunno e partire non da un libello precostituito ma dal reale livello che ogni bambino presenta e un eventuale punteggio voto deve costituire strumento di autovalutazione per il ragazzo.
Rendere coericitivo l'insegnamento, costringere al lavoro didattico punire con compiti, ossia trasformare quello che dovrebbe essere un libero e costruttivo processo di apprendimento in strumento di punizione è aberrante, perché si mina la gioia profonda di apprendere nella libertà e condizionerà per sempre il processo di crescita dell'alunno.
Come affermiamo che il bambino deve scoprire la bellezza della lettura senza imporgli la lettura così deve scoprire le altre bellezza che il processo di apprendimento comporta senza imposizioni.

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