Il coccio azzurro: quando la scuola punta al bene relazionale


Intervista a Pasquale Lubrano Lavadera autore del libro "il Coccio azzurro" Edizioni L'isola dei ragazzi


1) Il libro è tratto da una storia vera: chi è nella realtà il
protagonista? può parlarcene?

Luca  era l'alunno più difficile della mia scuola negli anni 90, la SMS Capraro di Procida.  Un giorno la Preside Maria Michela Di Costanzo mi convoca in presidenza e mi chiede se sono disposto a lasciare una mia classe per prendere la classe dove c'è Luca. Non mi è facile dire subito di si e prendo qualche giorno per decidere...Penso che  Luca non può essere abbandonato a se stesso, i suoi docenti sono allo stremo e in conflitto con Luca. Decidiamo di fare il cambio all'inizio del nuovo anno. Per cui  me lo trovo tra i banchi della mia nuova seconda media. Luca è in realtà quello che la storia racconta, uno scugnizzo napoletano  venuto col padre e la sorella a vivere sull'isola. Solo i nomi sono diversi, come diversi sono i nomi degli insegnanti e dei compagni.

2) La scuola può davvero avere un ruolo educativo  oltre che formativo
dal punto di vista della conoscenza?

Conoscere è strettamente legato alla formazione. I
comportamenti dei ragazzi cambiano, possono cambiare e la conoscenza
è strettamente legata al benessere psico-fisico dell'alunno. Se il
ragazzo ha problemi  irrisolti nell'animo e la scuola non riesce ad
intercettarli, difficilmente l'alunno si porrà serenamente in ascolto
del docente.
Sia l'educazione che la formazione sono strettamente legati al bene
relazionale da costruire nella classe, senza il quale ogni alunno è
una mina vagante e difficilmente riuscirà a porsi con interesse verso
l'insegnamento. E il bene relazionale, come afferma lo psicologo Pietro
A. Cavaleri si insegna. Purtroppo esso è ancora il grande sconosciuto
in molte scuole.

3) Perché Luca vuole fare solo quello che dice lui?

Luca ha fatto l'esperienza della strada e dei vicoli; una delle
esperienze più deleterie dal punto di vista educativo perché basato
sulla violenza esercitata sugli altri, aggressione, scippi.
Un modo per dire alla società: noi esistiamo contro di voi. A scuola è cambiato il
contesto, ma Luca sente di dove affermare se stesso e lo fa con la
violenza, unico strumento che ha appreso nella strada.

4) Perché Luca è arrabbiato col Padre?

Luca è arrabbiato con tutti, perchè sa che ha perduto la madre, e
reputa il padre responsabile di quella perdita, anche perché ha
assistito alle violenti litigate tra i genitori. Logicamente il padre è
la persona più prossima e lui scarica proprio sul padre la sua rabbia
che nasce da un profondo e inconscio giudizio negativo verso la famiglia.

5) Perché il professor Zagli prende a cuore il caso di Luca, anche se
lui gli risponde male?


Zagli ha letto" Lettera a una professoressa" di don Milani  e pertanto
sente che la scuola deve prendersi cura dei ragazzi più difficili,
quelli che vivono un profondo disagio interiore…Luca era il ragazzo
più in difficoltà. La scuola doveva cercare con tutte le sue forze di
scolarizzare Luca, portarlo a trovare una relazione con i compagni e i docenti.
La posta in gioco era alta, ma bisognava mettercela  tutta. La Preside
ha avuto un ruolo fondamentale. Diceva: Se “perdiamo” Luca abbiamo fallito come Scuola.

6) Cosa c'era dietro il "niente...niente" di Luca?

Era un portare nella scuola  quello che lui aveva vissuto nei vicoli
con la banda di scugnizzi. Era come se dicesse: "Io non sono qui per
fare quello che voi volete da me, ma faccio quello che  voglio Io." Un
concetto molto distorto della realtà sociale, ma è quello che le bande
ancora oggi praticano col bullismo. Bande che sono in contrapposizione
alla società costituita.

7) Perché dopo i regali Luca continua a comportarsi male?

Il processo educativo è molto lento e scardinare comportamenti assunti
nella primissima infanzia richiede tempo. Questa consapevolezza porta
i docenti e i compagni a non scoraggiarsi dopo un episodio come quello
della festa. Ma sarà quell'episodio che scalfirà il piccolo cuore
indurito di Luca  e ci vorrà molto tempo prima che lui normalizzerà la
relazione. Non sapremo mai se dopo la terza media, ritornato a
Napoli, avrà trovato docenti capaci di accogliere il suo disagio.
Certamente quei due anni insieme produssero in lui l'inizio di un
cambiamento e vogliamo sperare che, dovunque oggi Luca si trovi,  nel
fondo del suo cuore possa esserci sempre quella piccola luce di amore
puro che la scuola di Procida ha lasciato in lui.

8) Come le è venuta l'ispirazione?

Luca come dicevo dopo la terza media è tornato a Napoli.  E spesso mi
chiedevo: chissà quale sarà stato il cammino di Luca?  Ero rimasto
segnato dalla sofferenza e dall'amore che l'esperienza di Luca aveva
prodotto in me. Sofferenza di fronte al suo malessere, amore e cura
per la sua persona. Spesso mi ritornavano momenti vissuti con lui e
con la classe. Poi un giorno ne parlavo con l'insegnante di educazione
artistica, che era stata la prima alleata nel tentativo di recuperare
Luca a una dimensione scolastica, e in quel momento mi si è accesa
dentro la prima scintilla, ed ho cominciato a scrivere.

9 Da quando ha iniziato a scrivere?

Dal 1977, avevo 33 anni ed ero al quinto anno di insegnamento. Il mio
primo libro "Signurì, Signurì: tra gli scolari della Napoli che non
conta" Città Nuova editrice.

10) In un mondo tecnologico come il nostro, che importanza hanno i libri?

Quando vado oggi nelle scuole, oltre a raccontare la mia esperienza di docente, leggo sempre delle storie e vedo che i ragazzi lasciano la tecnologia e si pongono in ascolto.  Proprio a gennaio sono stato in una scuola superiore  che aveva letto il mio ultimo libro sulla Shoah: "Alberta Levi Temin: Finché avrò vita
parlerò" Edizioni L’isola dei ragazzi. Per due ore, cento alunni, sono stati attentissimi ed hanno fatto domande. Il libro deve toccare il loro cuore e la loro mente, allora avvertono  che quella storia  racconta la loro stessa vita, i loro sentimenti e bisogni fondamentali. Ognuno di noi è fatto per amare ed essere amato. I libri in fondo raccontano questa profonda esigenza dell'uomo e di ogni ragazzo.




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